In molti reparti Covid oltre 50% posti occupati

Aumentano i ricoveri dovuti al coronavirus, tanto che in alcuni reparti Covid ci sono già oltre il 50% dei posti occupati. E aumentano del 15%, nelle ultime due settimane, le richieste di soccorso alle centrali operative del 118 da parte di persone che lamentano problemi respiratori. Il virus torna a fare paura non solo per il numero dei contagi, in aumento da agosto, ma anche per l’aumento di chi presenta sintomi, più o meno gravi.

“Nelle regioni che hanno visto un raddoppio dei casi in pochi giorni – spiega Carlo Palermo, segretario del sindacato dei medici dirigenti Anaao Assomed – l’arrivo in ospedale inizia a essere importante. In alcune realtà si supera già il 50% della disponibilità di posti letto occupati nei reparti predisposti per i pazienti Covid. In particolare, un aumento dei ricoveri in area Covid si registra in Campania, Lazio, Umbria, Sardegna, Liguria, Toscana”. Di pari passo, nelle ultime due settimane, spiega Mario Balzanelli, presidente del Sis 118, “abbiamo registrato un carico in più di circa il 15% di richieste di soccorso alle centrali operative del 118 per problemi respiratori”, un aumento probabilmente dovuto sia a forme di ansia che a un aumento dei contagi da Covid-19. “Durante la stagione invernale – precisa Balzanelli – una maggiore richiesta di aiuto per difficoltà respiratorie è atteso, per via della maggior circolazione di virus, ma in questo caso è particolarmente anticipato, visto che siamo ancora a metà ottobre”. Tra le chiamate, prosegue, “non mancano quelle di persone che dicono di stare male ma che, una volta valutate attraverso triage telefonico o eventualmente visitate a domicilio, non mostrano quadri particolarmente problematici. Sono lo specchio di una aumentata ansia e preoccupazione nella popolazione che porta a percepire in modo alterato le proprie condizioni di salute. Ma abbiamo anche un aumento di persone con febbre resistente agli antibiotici e tosse inesistente, che non sanno di avere il Covid-19 e lo scoprono solo una volta ricoverati. O, ancora, soggetti in isolamento domiciliare per infezione da Sars-Cov-2 che a un certo punto iniziano a respirare male e che naturalmente – conclude – vengono da noi immediatamente portati in ospedale”.

Un aumento accentuato dei ricoveri in terapia intensiva, precisa Carlo Palermo, “ancora non si vede perché richiede un certo lasso di tempo rispetto all’infezione. Possiamo sperare che, mantenendo la curva epidemica ai livelli attuali, non si raggiungano i livelli di criticità di marzo e aprile, considerando che ora conosciamo meglio il virus. Anche se non abbiamo un’arma decisiva, con antinfiammatori, anticoagulanti e antivirali possiamo ridurre i casi molto gravi, soprattutto se si interviene per tempo. Per questo va potenziato testing e tracciamento”. Due i punti su cui agire nel momento in cui accelerano i ricoveri: “Separare strettamente il percorso tra infetti e non infetti, continuando a garantire l’attività ordinaria per non rischiare un’epidemia sottotraccia di malati non Covid causata dal mancato accesso alle cure essenziali”. Altro nodo, per alleggerire i reparti, è il potenziamento delle strutture per dimissioni protette, come alberghi – conclude Palermo – dove poter collocare quelli avviati alla guarigione che non possono essere mandati a domicilio”. (ANSA).