Il valore salvifico delle azioni liturgiche

«Il valore salvifico delle azioni liturgiche deriva dalla presenza di Cristo che in esse e per mezzo di esse attua il suo mistero pasquale. Per evidenziare la peculiarità di questa presenza, il Catechismo ricorre alle parole del paragrafo sette della Sacrosanctum Concilium: Cristo, “sempre presente nella sua Chiesa” per attuare il disegno salvifico del Padre, lo è “in modo speciale nelle azioni liturgiche”» (Catechismo, 1088).
La Chiesa è certa che il suo Signore è sempre con lei lungo i secoli. Affidando ai discepoli la sua stessa missione, il Risorto si è impegnato a restare con loro: «Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28,19-20).
È una presenza che avvalora la vita dei credenti, aprendo il loro cuore alla speranza e rendendoli coraggiosi nella testimonianza, come ricordano i nostri vescovi nella Nota pastorale dopo il Convegno di Verona facendo proprie le parole di Benedetto XVI: «La risurrezione è una parola che il Signore rivolge a ciascuno di noi, dicendoci: “Sono risorto e ora sono sempre con te (…). La mia mano ti sorregge. Ovunque tu possa cadere, cadrai nelle mie mani. Sono presente perfino alla porta della morte. Dove nessuno può più accompagnarti e dove tu non puoi portare niente, là ti aspetto io e trasformo per te le tenebre in luce”» (n. 5).
Questa presenza del Risorto assume una densità e un valore salvifico particolari nelle celebrazioni liturgiche. Cristo «è presente nel sacrificio della Messa sia nella persona del ministro… sia soprattutto sotto le specie eucaristiche. È presente con la sua virtù nei sacramenti, di modo che quando uno battezza è Cristo stesso che battezza» (Sacrosanctum Concilium, 7).
La certezza della presenza salvifica del Risorto nei sacramenti va valorizzata insieme alle altre modalità della sua presenza: «Nella sua Parola, giacché è lui che parla quando nella Chiesa si legge la Sacra Scrittura» e quando «la Chiesa prega e loda» (Catechismo, 1088).

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