Il tempo della nostra esistenza deve essere una reale attesa del Signore. Commento alle letture del 18 Nov di don Fabrizio Crotti

(prossimamente i commenti alle lettura di don Fabrizio Crotti saranno visibile attraverso la webtv della famiglia parrocchiale http://www.livestream.com/santostefanowebtv)

Il tempo della nostra esistenza deve essere una reale attesa del Signore,
capace di determinare la quotidianità e l’eccezionalità delle nostre scelte.
L’ultima parola di Gesù ai discepoli, secondo Mc, non è la minaccia
del giudizio, ma l’invito all’attesa di un incontro personale col Figlio
dell’uomo. L’accostamento fondamentale tra il testo di Daniele e il brano
evangelico è costituito dal riferimento al tempo della fine. Più evidenziato
in Daniele rimane l’elemento del giudizio, che in Mc è presente
solo nel contesto ampio delle parole sulla venuta del Figlio dell’uomo
(8,38). Daniele presenta non solo “gli eletti” ma anche il gruppo dei
“saggi”. Ciò permette di insistere sulle responsabilità personali del cristiano
tra “i molti” chiamati alla salvezza. Lo splendore escatologico
della chiesa (“coloro che inducono molti alla giustizia”) sarà proporzionato
all’adempimento di questo tempo profetico. La visione di Eb permette
di integrare la forte contrapposizione tra presente e futuro della
salvezza, che segna i testi di Mc e Dn. Eb isiste infatti su ciò che è già
avvenuto con l’unica oblazione di Cristo. Nel presente non è semplicemente
attivo un gruppo particolare di eletti, ma la forza stessa dell’opera
salvifica di Cristo già compiuta una volta per tutte. Come conclusione
dell'”anno del vangelo di Mc” si può porre la domanda: cosa ci
ha insegnato di specifico questo vangelo? Non si tratta di percepire un
risultato didattico, ma di spingere alla verità di un’accresciuta comprensione
spirituale del vangelo. Sarebbe auspicabile una rapida rilettura
personale delle pericopi domenicali di Mc per verificarne la comprensione
complessiva.

don Fabrizio Crotti