Il preside Pierangelo Sequeri presenta offerta formativa, piano di studi e relative cattedre del nuovo Istituto per le Scienze del matrimonio e della famiglia

da Avvenire

Tra sapere teologico e scienze sociali ci dev’essere una collaborazione coerente ispirata a «dialogo amichevole e confronto competente». È la definizione scelta dal preside del nuovo “Giovanni Paolo II”, monsignor Pierangelo Sequeri, per presentare offerta formativa, piano di studi più relative cattedre, con titoli e docenti. Così il Pontificio Istituto per le scienze del matrimonio e della famiglia entra nel vivo dell’anno accademico e, secondo le indicazioni di papa Francesco spiegate nel Motu proprio Summa familiae cura, supera le forme e i modelli del passato, ampliando i suoi campi di interesse «sia in ordine alle nuove dimensioni del compito pastorale e della missione ecclesiale, sia in riferimento agli sviluppi delle scienze umane e della cultura antropologica».

Per coniugare teologia e scienze umane sono state create nuove cattedre e nominati nuovi docenti. Per quanto riguarda la Licenza in teologia due i nomi che andranno ad arricchire le competenze già presenti per quanto riguarda i corsi fondamentali, quello della canonista Orietta Rachele Grazioli, docente anche alla Lateranense, una delle maggiori esperte del Motu proprio di papa Francesco sulla nullità matrimoniale che insegnerà infatti “Diritto canonico matrimoniale”, e il moralista don Maurizio Chiodiche arriva dalla Facoltà teologica dell’Italia settentrionale di Milano, a cui è stata affidata la cattedra di “Etica teologica della vita”. Nel corso di dottorato invece insegnerà “Coscienza e discernimento. Testo e contesto del capitolo VIII di Amoris laetitia“, uno dei punti più originali ma anche controversi del magistero di papa Francesco sulla famiglia che don Chiodi ha già approfondito in vari saggi.

Sempre tra i corsi fondamentali di nuova istituzione c’è poi “Ecclesiologia cristiana e comunità familiare” affidata a don Cesare Pagazzi, anche lui proveniente da Milano dove insegna teologia sistematica, e Vincenzo Rosito, già docente di filosofia teoretica in varie facoltà romane, a cui è stata affidata la cattedra di “Storia e cultura delle istituzioni familiari”. Nuova anche la cattedra di “Teologia orientale dell’amore e del matrimonio”, affidata a un altro laico, Natalino Valentini, che tra l’altro ha già insegnato Storia del pensiero teologico ortodosso a Urbino. Sempre tra i corsi fondamentali, ma per quanto riguarda la licenza secondo il vecchio ordinamento, spunta anche la cattedra di “Antropologia ed etica del nascere”. È stata affidata al moralista Pier Davide Guenzi, anche lui docente alla Facoltà teologica dell’Italia settentrionale e alla Cattolica che, tra l’altro, è presidente dell’associazione teologica italiana per lo studio della morale (Atism).

Sempre tra le nuove cattedre, questa volta nel corso di dottorato per quanto riguarda le scienze umane, da segnalare ancora quella su “Famiglia e società conviviale: beni comuni, imprese collaborative e nuove forme di socializzazione”, affidata sempre a Vincenzo Rosito. Ma si parlerà anche di demografia, con una cattedra affidata a Giancarlo Blangiardo e, contrariamente alle previsioni dei critici più accesi, non scomparirà l’insegnamento della teologia del corpo di Giovanni Paolo II. Una cattedra a cui è stato riconfermato il teologo polacco don Jaroslaw Marecki, tra i massimi conoscitori del tema. Tra i nuovi docenti anche don Andrea Ciucci, che si occuperà di “Famiglia e trasmissione della fede”.

Alla fine, dopo tante polemiche, è soddisfatto anche monsignor Sequeri. In questo modo, osserva, siamo riusciti a superare «ogni intellettualistica separazione tra teologia e pastorale, spiritualità e vita, conoscenza e amore. Si tratta di rendere persuasiva per tutti questa evidenza: il sapere della fede vuole bene agli uomini e alle donne del nostro tempo».

Sequeri – a cui sono stati affidati vari insegnamenti di teologia fondamentale – ricorda che il rinnovamento del Pontificio Istituto è stato voluto direttamente da papa Francesco che, con il suo Motu proprio, ha dichiarato soppresso il vecchio istituto e ha dato vita a una nuova realtà accademica, ispirata «a una coerente integrazione della formazione teologica, morale e pastorale con la più ampia frequentazione, competente e critica, del sapere umano». Il collegamento con l’idea profetica di papa Wojtyla rimane comunque saldissimo. Anzi, ha fatto notare il preside del “Giovanni Paolo II”, si tratta di «un’apertura che dovremmo onorare con generosità ancora più creativa».