Il parroco allestisce in chiesa un angolo gioco per bambini

«Lasciate che i pargoli vengano a me»: deve avere pensato a questa frase del Vangelo di Matteo don Marco Visconti, parroco di Tassarolo, 655 anime sulle alture di Novi Ligure, nell’Alessandrino, quando ha avuto un’intuizione molto semplice. «Durante le funzioni religiose mi sono accorto che i bimbi più piccoli faticavano a rimanere concentrati, come è naturale che sia, e così ho pensato a loro», spiega indicando un altare laterale della chiesa di San Nicolao.

L’accoglienza

L’idea è semplice e ricorda un po’ l’uovo di Colombo: per terra, alcuni tappetini per bambini, con le lettere dell’alfabeto da comporre come puzzle, molti peluche che le mamme del paese contribuiscono a tenere puliti, qualche macchinina. Insomma, una mini sala giochi per bimbi in età da scuola materna la cui collocazione in una chiesa rende l’edificio dedicato al Santo patrono della Svizzera un concentrato di modernità al punto che i più piccoli quando passeggiano per il paese non esitano a entrare in chiesa e a giocare, segno che l’idea di don Marco ha colpito, perché i bambini di Tassarolo identificano la chiesa come un luogo da vivere anche solo per passare qualche minuto in uno spazio ideato e pensato solo per loro. D’altronde, don Marco per scelta tiene aperte le porte della chiesa da mattino a sera, un modo per comunicare alla comunità che la parrocchia è sempre disponibile per i fedeli.

I giochi per i bambini non sono piaciuti a tutti e qualche critica dietro le spalle ha raggiunto don Marco, ma lui non se ne cura: «Durante la messa preferisco le voci dei bambini ai pettegolezzi di chi in chiesa è irreprensibile e fuori sparla degli altri; non mi disturba il vociare di un bimbo ma chi non solo risponde al telefonino ma intrattiene una comunicazione come fosse in un bar».

Don Marco Visconti, 45 anni, l’idea l’aveva già avuta qualche anno addietro a Bassignana, fra Valenza e Alessandria, dove era parroco: «Ho fatto mie le parole che amava ripetere monsignor Fernando Charrier: il vescovo di Alessandria, da cui fui ordinato sacerdote, ripeteva che i bambini pregano piangendo, mangiando o parlando, un modo meraviglioso per spiegare che le voci e i pianti dei più piccoli in chiesa sono ben accetti».

L’esempio dell’estero

Tassarolo è una piccola enclave della diocesi alessandrina, che confina con quelle di Genova e Tortona, ma al vescovo Guido Gallese nessuno ha fatto sapere dell’iniziativa del suo dinamico curato di campagna. La scelta di don Marco è semplice ma non per questo rivoluzionaria anche se qualche battutina qualche membro della comunità l’ha fatta.

«Non sono un viaggiatore, ma chi è stato in Francia mi ha raccontato di avere visto analoghe iniziative nelle parrocchie d’Oltralpe: io non le conoscevo ma in un paese di 650 abitanti i bimbi piccoli non sono molti e mi sembrava giusto pensare a loro e alle loro famiglie che frequentano la parrocchia», spiega don Marco, con la naturalezza di chi non pensa di avere inventato nulla di nuovo, forse senza accorgersi che i grandi cambiamenti, nella religione come nella vita, passano da idee piccole solo in apparenza.

La Stampa