Il Papa all’Udienza generale: non snaturiamo il Natale, Gesù è il vero dono

Giada Aquilino – Città del Vaticano

Gesù è “il dono di Dio per noi” e, se lo accogliamo, anche noi possiamo “essere dono di Dio per gli altri”, prima di tutto per coloro che non hanno mai sperimentato “attenzione e tenerezza”, “i piccoli e gli esclusi”. Così Papa Francesco si sofferma, nell’Udienza generale in Aula Paolo VI, sul significato del Natale del Signore, che in questi giorni stiamo vivendo “nella fede e nelle celebrazioni”.

Quanta gente nella propria vita mai ha sperimentato una carezza, un’attenzione di amore, un gesto di tenerezza…Il Natale ci spinge a farlo.

In atto snaturamento del Natale
Ai nostri tempi, specialmente in Europa, nota il Pontefice, assistiamo a una specie di “snaturamento” del Natale:

In nome di un falso rispetto che non è cristiano, che spesso nasconde la volontà di emarginare la fede, si elimina dalla festa ogni riferimento alla nascita di Gesù. Ma in realtà questo avvenimento è l’unico vero Natale! Senza Gesù non c’è Natale; c’è un’altra festa, ma non il Natale. E se al centro c’è Lui, allora anche tutto il contorno, cioè le luci, i suoni, le varie tradizioni locali, compresi i cibi caratteristici, tutto concorre a creare l’atmosfera della festa, ma Gesù al centro. Se togliamo Lui, la luce si spegne e tutto diventa finto, apparente.

La luce svela azioni e pensieri che fanno rimordere coscienza
Attraverso l’annuncio della Chiesa, come i pastori del Vangelo – ricorda – siamo guidati a “cercare e trovare” la vera luce, “quella di Gesù” che, fattosi uomo come noi, “si mostra in modo sorprendente”: nasce da una “povera ragazza sconosciuta”, che lo dà alla luce in una stalla, col solo aiuto del marito.  

Il mondo non si accorge di nulla, ma in cielo gli angeli che sanno la cosa esultano! Ed è così che il Figlio di Dio si presenta anche oggi a noi: come il dono di Dio per l’umanità che è immersa nella notte e nel torpore del sonno. E ancora oggi assistiamo al fatto che spesso l’umanità preferisce il buio, perché sa che la luce svelerebbe tutte quelle azioni e quei pensieri che farebbero arrossire o rimordere la coscienza. Così, si preferisce rimanere nel buio e non sconvolgere le proprie abitudini sbagliate.

Il vero dono è Gesù
Il Pontefice esorta quindi a chiederci cosa significhi “accogliere il dono di Dio che è Gesù”, cioè diventare quotidianamente “un dono gratuito per coloro che si incontrano sulla propria strada”: ecco perché – spiega Francesco – “a Natale si scambiano i doni”. Il vero dono per noi “è Gesù” e così “vogliamo essere dono per gli altri”. I doni, rimarca, sono un “segno” dell’atteggiamento insegnatoci da Gesù che, “inviato dal Padre”, “è stato dono per noi e noi siamo doni per gli altri”.

Ripercorrendo gli insegnamenti dell’apostolo Paolo, il Pontefice evidenzia che la grazia di Dio “è apparsa” in Gesù, volto di Dio, che la Vergine Maria ha dato alla luce come ogni bambino di questo mondo, ma che non è venuto “dalla terra”, bensì “dal Cielo”. In tal modo, Dio “ci ha aperto la via della vita nuova, fondata non sull’egoismo ma sull’amore”: la nascita di Gesù – aggiunge – “è il gesto di amore più grande del nostro Padre del Cielo”.

Dio coinvolge emarginati della società
Nel Natale possiamo vedere come la storia umana, quella mossa dai potenti di questo mondo, viene visitata dalla storia di Dio. E Dio coinvolge coloro che, confinati ai margini della società, sono i primi destinatari del suo dono, cioè – il dono – la salvezza portata da Gesù. Con i piccoli e i disprezzati Gesù stabilisce un’amicizia che continua nel tempo e che nutre la speranza per un futuro migliore.

Un’amicizia che continua nel tempo
La “grande luce”, prosegue, apparve ai pastori di Betlemme.

Loro erano emarginati, erano malvisti, disprezzati, e a loro apparve la grande notizia per prima. A queste persone, con i piccoli e i disprezzati, Gesù stabilisce un’amicizia che continua nel tempo e che nutre la speranza per un futuro migliore. A queste persone, rappresentate dai pastori di Betlemme, apparve una grande luce, che li condusse dritti a Gesù. Con loro, in ogni tempo, Dio vuole costruire un mondo nuovo, un mondo in cui non ci sono più persone rifiutate, maltrattate e indigenti.

L’esortazione allora è ad aprire “la mente e il cuore” ad accogliere tale grazia, perché Gesù “viene a nascere ancora nella vita di ciascuno di noi” e, attraverso di noi, continua ad essere “dono di salvezza”: “Dio non ama a parole”, conclude nei saluti finali, ma il suo amore lo porta “ad abbracciare la nostra debolezza e la nostra condizione umana” per sollevarci alla “dignità filiale perduta”.

Lo spettacolo dei circensi
A chiusura, una breve esibizione degli artisti del Golden Circus di Liana Orfei, applauditi e ringraziati da Francesco:

L’arte circense come la bellezza sempre ci avvicina a Dio! E voi, con il vostro lavoro, con la vostra arte, avvicinate la gente a Dio. Grazie per quello che fate!

DA RADIO VATICANA