Il Papa ai giovani di Taizè: «Siete il sale della terra»

Memori dei martiri, capaci di immaginazione, disponibili ad annunciare il Vangelo. È ciò che Papa Francesco chiede a 30 mila ragazzi che affollano Praga per la 37ma edizione dell’Incontro di Taizé. Quello che ogni fine d’anno unisce i giovani dell’est e dell’ovest europeo viene chiamato“Pellegrinaggio di fiducia sulla Terra”, un percorso – indica il Papa nel suo messaggio – da vivere “nella preghiera e nel dialogo reciproco”. “Attraverso il suo Spirito, che abita in voi – scrive il Papa ai giovani – Cristo vi dona di essere sale della terra”, perché vuole “ridare al mondo il suo vero sapore” attraverso la “scoperta della bellezza della comunione” con Dio e tra i fratelli.

Cammini di libertà
Nel 1990, quando le macerie del Muro di Berlino erano ancora a terra, il pellegrinaggio di Taizé faceva tappa nell’allora Cecoslovacchia. Venticinque anni dopo, “nel momento in cui la Repubblica Ceca festeggia i 25 anni del suo ritorno alla democrazia, non dimenticate nella vostra preghiera – scrive il Papa – i martiri e coloro che manifestavano la loro fede, uomini e donne di buona volontà che hanno permesso, attraverso il dono gratuito di se stessi, talvolta a prezzo di grandi sofferenze, che il loro Paese ritrovasse un cammino di libertà”. Anche voi, prosegue Francesco, “siete invitati ad aprire camini di libertà donando voi stessi con la disponibilità di Maria di Nazareth, quando ha accolto dentro di sé la vita del Figlio di Dio. E’ questa vita che deve svilupparsi anche in voi”.

Viandanti creativi

Ma accogliere in sé la vita di Gesù è sempre un tutt’uno con il testimoniarla agli altri. E qui, il Papa assicura di nutrire “fiducia” nell’“immaginazione” e nella “creatività” dei giovani di Taizé, che permetterà al Vangelo di essere annunciato e ascoltato “con gioia” oggi nei loro Paesi. Francesco cita una sua espressione dell’“Evangelii Gaudium”, quella in cui tratteggia i giovani come “viandanti della fede” e “felici di portare Gesù in ogni strada, in ogni piazza, in ogni angolo della terra!”. Un pensiero ribadito nel viaggio apostolico in Turchia del novembre scorso, che il Papa sottolinea ai giovani riuniti a Praga in riferimento ai giovani ortodossi, cattolici e protestanti che, dice, “incontrerete negli incontri internazionali organizzati dalla comunità di Taizé: “Sono loro che oggi ci chiedono di fare dei passi in avanti per una comunione piena”.

I muri non hanno futuro

Molti leader religiosi e internazionali hanno voluto inviare il proprio saluto ai ragazzi riuniti a Praga e, in modo simile a quello di Papa Francesco, anche negli altri messaggi affiora il comune denominatore della riflessione sul valore della libertà e sul prezzo che essa è costata all’Europa per uscire dalla Guerra fredda.
“Per generazioni, l’Europa è stata divisa”, ricorda il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon. “Oggi dobbiamo fare tutto ciò che ci è possibile, in tutto il mondo, per evitare nuove divisioni che seguono linee nazionaliste, ideologiche o razziste. In questo tempo di conflitti e di sfide, il mondo ha bisogno dei giovani che incontrino loro contemporanei ed anche persone più anziane ed incoraggiarli alla riconciliazione”.
Gioisco nel vedere ciò che accade oggi, gli fa eco il segretario generale della Federazione luterana mondiale, Martin Junge, “se si pensa che solamente una trentina di anni fa un simile incontro era impensabile. Che potente lezione: i muri progettati per mantenere le persone separate non durano, e le illusioni di sicurezza che si basano su muri non hanno futuro”.
Una razza senza frontiere
Da parte sua, il segretario generale del Consiglio Ecumenico delle Chiese, Olav Fykse-Tveit, guardando al lavoro per la pace in chiave ecumenica afferma che “l’appello allo sforzo dei cristiani per la pace deve esprimersi in una solidarietà cristiana reciproca, come cristiani, al servizio del bisogno di pace di tutti”.
“Coloro che accettano di essere a modello di Cristo diventano un popolo nuovo, una nazione che non figura su nessuna carta del mondo ma che esiste – rimarca l’Arcivescovo di Canterbury, Justin Welby – in ogni paese del pianeta. Voi appartenente ad una nazione senza frontiere, senza eserciti e senza politici, senza lotte per il potere, senza odio e senza ostilità. Voi siete il popolo di Dio”.
avvenire.it