Il messaggio di Fatima. Francesco e Giacinta Marto tra i 36 nuovi santi

Giovedì prossimo in Vaticano Papa Francesco presiederà la celebrazione dell’Ora Terza e il Concistoro ordinario pubblico per la canonizzazione di 36 nuovi santi. Tra loro anche i fratelli Francesco e Giacinta Marto che insieme a Suor Lucia Dos Santos ebbero a Fatima le apparizioni della Vergine, di cui quest’anno cade il 100.mo anniversario. Per capire l’importanza della canonizzazione di questi due pastorelli Federico Piana ha intervistatoAntonino Grasso, mariologo, docente all’Istituto Superiore di Scienze Religiose ‘San Luca’ di Catania ed esperto di Fatima

da radio vaticana

R. – E’ tutto collegato con il mistero e le apparizioni e il messaggio di Fatima. Quando i veggenti testimoniano con la loro vita che seguono le indicazioni del messaggio della Vergine e raggiungono le più alte vette della santità è chiaro che sono una testimonianza concreta della veridicità delle apparizioni che hanno affermato. Quindi è importante sotto questo aspetto la canonizzazione dei due pastorelli perché essi, ricevuto il messaggio della Vergine, lo hanno praticato nella loro brevissima vita, seguendo le indicazioni soprattutto della Vergine che indicava loro di pregare per la pace ma soprattutto di sacrificarsi per i peccatori.

D. – Questo fu chiesto direttamente dalla Madonna in un’apparizione…

R. – In una delle apparizioni la Vergine affermò che molte anime andavano all’inferno facendo vedere loro la drammaticità di quella realtà. E quindi i pastorelli offrirono la loro vita e tutti i loro sacrifici e le sofferenze delle loro malattie perché si salvassero il numero più alto di anime possibile. Quindi esse hanno testimoniato con la santità della loro vita la veridicità del messaggio e delle apparizioni della Vergine.

D. – Qual è la spiritualità di questi due pastorelli?

R. – Giacinta coltivava tre amori: l’Eucaristia, il cuore immacolato di Maria e il Santo Padre. Era molto volenterosa nel mortificarsi. Usò una corda cinta ai fianchi per penitenza fino a quando, temendo che fosse scoperta, pochi giorni dopo essersi ammalata, la consegno a Lucia che la bruciò. Si sedeva per terra o su una pietra e assorta cominciava a ripetere: “Quanto dispiacere ho per le anime che vanno all’inferno”. E per questo piangeva, pregava e si sacrificava continuamente per loro. Per i peccatori Giacinta accettò la malattia, gli alimenti e le medicine che tanto le ripugnavano, il sacrificio di separarsi dalla famiglia, di andare nei vari ospedali e perfino ciò che più la terrorizzava: l’idea di morire sola, cosa che di fatto avvenne. Francesco fu molto colpito spiritualmente dalla compassione per la sofferenza degli altri. Non di rado fu sorpreso dai cuginetti dietro a una parete o una siepe dove di nascosto si era rifugiato in ginocchio a pregare o a pensare a Gesù, triste, come diceva, a causa dei tanti peccati. E facendo preghiere e penitenze per la salvezza delle anime che offendono Dio Francesco si sentiva attratto dall’amore divino e sua grande preoccupazione era soprattutto quella di consolare nostro Signore. Possiamo quindi concludere come abbiamo affermato all’inizio che la santità dei due pastorelli è stata una conferma anche della vitalità salvifica e dell’attualità del messaggio loro trasmesso dalla Vergine.