Il gesto. 800 anni fa l’incontro tra Francesco e il sultano: l’Egitto ricorda

«I frati francescani in Egitto hanno iniziato le celebrazioni degli 800 anni della venuta di san Francesco qui», in terra egiziana, nel 1219. Lo ha detto all’Ansa il consigliere del Custode di Terra Santa, padre Ibrahim Faltas, a margine di una prima celebrazione svoltasi ieri sera al Cairo.

Le celebrazioni dureranno due anni e verrà posto l’accento sull’incontro avuto dal Poverello con il sultano al-Malik al-Kamil, il sultano a Damietta. «La prossima tappa sarà un celebrazione a marzo in Egitto – ha spiegato il religioso – poi tutti i francescani d’Egitto faranno una festa» nelle rispettive città.

L’incontro, articolatosi in discorsi, proiezione di filmati, consegne di riconoscimenti, canti corali e una preghiera, si è svolto per la durata di circa tre ore al Centro cattolico egiziano del Cinema annesso alla chiesa di San Giuseppe. Vi hanno partecipato, fra gli altri, l’ambasciatore d’Italia in Egitto, Giampaolo Cantini, e il nunzio apostolico, l’arcivescovo Bruno Musarò.

L’ambasciatore italiano, nel suo intervento, ha richiamato la «grande valenza simbolica» del gesto del santo di Assisi: «Ci insegna i valori della mutua comprensione e del rispetto dell’altro», dimostrando «che l’impegno nel dialogo fra le religioni non è uno sforzo inutile ma, al contrario, è oggi più che mai indispensabile per sconfiggere la minaccia del terrorismo e dell’integralismo».

Il nunzio Musarò ha ricordato che «solamente una persona piena di Dio, mossa dallo Spirito Santo» come il fraticello di Assisi «poteva avere il coraggio, l’ardore di unirsi alla crociata e venire qui in Egitto: aveva assistito con profondo dolore alla battaglia feroce fra i crociati e i musulmani che difendevano il porto e la fortezza di Damietta. Per il suo desiderio di pace, ha sentito il bisogno di incontrare il sultano». San Francesco «chiese il permesso al cardinale Pelagio, che guidava la quinta crociata», ha detto sempre Musarò, facendo notare che questi «era un po’ incerto se dare o meno questo permesso» ma «alla fine glielo diede». «Trovandosi in una situazione di guerra, il cardinale Pelagio lo fece accompagnare con un bandiera bianca», le guardie che «vigilavano sulla residenza del sultano, nel vedere un uomo così semplice e così gentile, non pensavano neppure di farlo entrare» ma poi lo ammisero alla sua presenza e «anche il sultano rimase sorpreso». «Lo ascoltò nella sua richiesta di pace» e, dopo l’udienza, gli diede «molti, molti doni» di cui «sarebbe interessante sapere in cosa consistevano». «Francesco ha rifiutato questi regali» perché «aveva sposato Madonna Povertà». E, «cosa che Francesco non si sarebbe mai aspettato, il sultano lo fece riaccompagnare al suo accampamento con una scorta d’onore».

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