Il documentario “Clarisse” di Liliana Cavani al Festival di Venezia

Della Chiesa e delle donne

di Ritanna Armeni

Liliana Cavani è andata in un convento di clausura di Urbino per incontrare una comunità di Clarisse. Le aveva conosciute per caso, ne era rimasta colpita e voleva parlare con loro della vita, della fede, della Chiesa, degli uomini e delle donne e dei rapporti tra loro. Voleva farlo improvvisando le domande e puntanto sulla freschezza e la spontaneità della risposte.
Non è certo usuale vedere delle suore di clausura, riunite in gruppo di fronte a una telecamera per rispondere a domande che scavano nel vissuto delle donne della Chiesa, nel loro rapporto con la fede, con la preghiera, ma anche nella complessa relazione con gli uomini. “Gesù era misogino?” chiede in modo diretto la voce fuori campo. No, rispondono le suore, quasi tutte insieme e con un sorriso: “Non faceva distinzione fra le persone”. E Francesco? Neanche Francesco era misogino, i suoi rapporti con Chiara erano fondati sulla parità, rispondono. “E se Gesù tornasse? Che farebbe un Gesù contemporaneo?”. La risposta corale arriva senza esitazioni: “Non avrebbe paura delle donne. Accoglierebbe la donna come l’ha accolta duemila anni fa”. Il suo ritorno, dicono con sorridente convinzione, provocherebbe un’apertura, la rottura di molti schemi nella società e nella Chiesa.
Nei ventuno minuti del documentario le clarisse appaiono serene, disponibili. Quando affrontano il difficile tema del rapporto fra uomini e donne nella Chiesa non c’è nei loro volti e nelle loro parole alcun cedimento alla lamentela, nè alcuna caduta nella rivendicazione. Ma non c’è neppure diplomazia, nè silenzi imbarazzati. È evidente che quello è un tema su cui hanno molto riflettuto, che le domande, per quanto non conosciute, non le sorprendono, che hanno dei giudizi precisi da dare. Gli uomini nella Chiesa non comprendono quello che le donne possono “dare”, credono che esse possano solo “ricevere”, dicono. E nelle loro parole si intravede un dispiacere. “Gli uomini non hanno capito che le suore non si limitano a pregare, ma pensano”, afferma una delle più anziane del gruppo. “Sentire la parità con un sacerdote è molto raro. Loro vengono da noi solo a dire messa e poi se ne vanno”. Le clarisse rispondono con levità e profondità, sono sincere, ma non indignate, rammaricate, ma non amareggiate. Sanno essere ironiche, senza essere taglienti. Vogliono solo spiegare e spiegarsi.

(©L’Osservatore Romano 1 settembre 2012)