Il compito della famiglia nel terzo millennio

di Carmen Elena Villa

ROMA, venerdì, 19 marzo 2010 (ZENIT.org).- Il primo decennio del XXI secolo è stato caratterizzato, tra le altre cose, da “confusione di valori e perdita di riferimenti”, un elemento che ha colpito molto le famiglie. Lo ha affermato mercoledì l’Arcivescovo di Québec e Primate del Canada, il Cardinale Marc Ouellet.

Il porporato è intervenuto sul tema “Il compito della famiglia nel terzo millenio” al congresso “Oriente e occidente: in dialogo sull’amore e la famiglia”, svoltosi martedì e mercoledì presso l’Istituto Giovanni Paolo II per Studi su Matrimonio e Famiglia della Pontificia Università Lateranense di Roma.

“L’umanità vive oggi una crisi senza precedenti”, ha segnalato il Cardinale Ouellet, sottolineando alcuni aspetti come la crisi delle risorse, il collasso finanziario, il terrorismo internazionale e il relativismo morale. Ciò incide anche sulla crisi della fede. “Nell’ultimo secolo ha modificato l’immagine che l’uomo aveva di se stesso”, ha dichiarato.

La crisi crea anche una “confusione alimentata da un linguaggio ambiguo”. Per questo, osserva il porporato, la crisi attuale “non è solo morale o spirituale, ma sopratutto antropologica, e mette in discussione l’umanità”.

Magistero e famiglia

Il porporato ha ricordato come il Concilio Vaticano II abbia saputo affrontare le sfide che allora si intravedevano in vista dell’arrivo del terzo millennio. Ha anche sottolineato come la Costituzione Pastorale Gaudium et Spes si riferisca al tema della famiglia, che deve vivere a somiglianza della Trinità. “Dio ha preso l’iniziativa, ora il Salvatore degli uomini viene incontro ai coniugi”, ha ricordato.

Allo stesso modo, ha ribadito l’importanza della famiglia come chiesa domestica, che può essere capace di vivere “secondo la grazia della somiglianza trinitaria”, e ha segnalato che bisogna “ricollocare la visione della famiglia al cuore della Chiesa”.

“L’incontro introduce la famiglia nel rapporto tra Cristo e la Chiesa e introduce una nuova dinamica. Impegna agli sposi ad amarsi in Dio e con Dio”, ha aggiunto.

Nutrirsi di Dio per proiettarsi nel mondo

Il Cardinale Ouellet ha sottolineato come l’Esortazione Apostolica Familiaris Consortio di Giovanni Paolo II, pubblicata nel 1981, sia un frutto della riflessione compiuta durante il Concilio Vaticano II sulla vocazione e il ruolo della famiglia, soprattutto sulla necessità di approfondire il tema dell’uomo e della donna come esseri creati a immagine e somiglianza di Dio.

Ha anche ricordato la vocazione della famiglia ad essere chiesa domestica, in base alla frase di San Giovanni Crisostomo che diceva “Fa’ della tua casa una Chiesa”, sottolineando che in questo senso oggi c’è molto da scoprire, visto che la famiglia “non è soltanto un’immagine della Chiesa, ma anche una realtà ecclesiale”.

Nel matrimonio, ha aggiunto, si verifica “l’unità del noi in maniera non simbolica ma reale”, e gli sposi “si donano e ricevono Cristo anche nel quotidiano”, con il risultato di “un carisma di unità, fedeltà e fecondità”.

“L’amore è il cammino della perfezione umana in Cristo”, ha segnalato il porporato, mostrando come l’amore coniugale sia l’unione di eros e agape. “Un amore pienamente umano, sensibile, spirituale, fedele, esclusivo fino alla morte che non si esaurisce e che continua a suscitare nuove vite”.

Un amore che, a somiglianza della Trinità, “comporta di per sé un’apertura al Figlio e ancor più profondamente: il Figlio e lo Spirito che si donano agli sposi come frutto dell’amore”, una comunione che “include non solo l’apertura allo Spirito o al Figlio, ma anche alla società”.

In questo modo, ha indicato l’Arcivescovo di Québec, la famiglia “partecipa alla missione salvifica della Chiesa”, e sia gli sposi che i figli diventano “Focolari di comunione interpersonale abitata da Cristo e scuola da libertà”, perché si possa così “rispondere alla confusione di valori della cultura di morte e della cultura del possesso e dell’effimero”.