Il Card. Bagnasco inaugura la mostra fotografica “Preti al cinema”

Visitabile dal 3 giugno presso la Pontificia Università Lateranense

ROMA, lunedì, 24 maggio 2010 (ZENIT.org).

– Questo lunedì il Cardinale Angelo Bagnasco, Arcivescovo di Genova e Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, ha inaugurato presso la Sala Nervi in Vaticano una mostra fotografica che illustra il modo in cui il cinema ha rappresentato il prete e com’è cambiata negli anni la sua immagine. L’esposizione dal titolo “Preti al cinema. I sacerdoti e l’immaginario cinematografico” sarà visibile dal 3 giugno presso la Pontificia Università Lateranense, prima di iniziare un lungo viaggio che attraverserà tutta l’Italia. La mostra, ideata in occasione dell’Anno Sacerdotale indetto dal Papa, è stata voluta e realizzata dalla Fondazione Ente dello Spettacolo in collaborazione con l’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali e con la Cineteca Nazionale del Centro Sperimentale di Cinematografia. Nel suo discorso il porporato ha ricordato come il cinema abbia da sempre offerto una molteplicità di rappresentazioni del ministero sacerdotale, raccontandone spesso “il sacrificio e la testimonianza accanto ‘agli ultimi’ della società, sia in tempi di pace che durante i difficili anni della guerra”. “Come non ricordare, ad esempio – ha aggiunto –, il celebre personaggio di don Pietro Pellegrini, interpretato da Aldo Fabrizi, tenace e coraggioso prete nella Roma della cupa stagione nazista, nel film-manifesto del neorealismo italiano, Roma città aperta (1945) di Roberto Rossellini”. “Tra le numerose riflessioni proposte dalla settima arte e dai suoi autori sul ministero sacerdotale – ha aggiunto –, quella cui sono maggiormente legato e che più richiama alla mente la vita e la testimonianaza del Santo Curato D’Ars è certamente la figura del prete di Diario di un curato di campagna (Journal d’un curé de campagne, 1951), di Robert Bresson, tratto dall’omonimo romanzo di Georges Bernanos”. “Non a caso – ha sottolineato il Cardinale Bagnasco – Bresson ci mostra momenti della sua vita come le tappe di una Via Crucis: dal rifiuto da parte della comunità dei fedeli, alla caduta nel fango, al nutrirsi di pane raffermo e vino riscaldato unico cibo possibile per lui malato di cancro e che diviene icona del suo configurarsi a Cristo”. “La sensibilità e la poetica dell’opera di Bresson sono certamente comuni anche ad altri autori, ad altri film, che vediamo oggi qui ben rappresentati in questa mostra fotografica dedicata ai preti nel cinema”. Il Presidente della CEI ha quindi voluto rivolgere un ringraziamento speciale al regista Carlo Verdone “che nei suoi trent’anni di carriera ha affrontato in più di un’occasione la figura del sacerdote, sottolineandone a volte difetti e debolezze, con rappresentazioni spesso caricaturali, ma sempre cariche di singolari spunti di riflessione, che solo il linguaggio della commedia a volte riesce a dare”. Il porporato ha quindi richiamato dell’ultima pellicola di Verdone intitolata “Io, loro e Lara” la figura di padre Carlo, “un’interessante e inedita figura del missionario da cui traspare passione per il suo ministero nonostante le complesse e difficili situazioni nelle quali vive”.