Il bisogno di un conforto

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Iniziative dell’Ufficio per l’insegnamento della religione cattolica di Bergamo

Osservatore

Ormai da decenni i nostri circa duecento docenti specialisti di insegnamento della religione cattolica (Irc) lavorano suddivisi per laboratori territoriali. E anche in uno scenario così drammatico e complesso come quello della pandemia durante il lockdown, i laboratori si sono rivelati un punto di forza della nostra esperienza.

La nostra scuola si è trovata a operare in una situazione non solo di emergenza, ma soprattutto di dolorosa sofferenza. Gli insegnanti di religione, chiamati a interagire in riunioni con altri insegnanti e in video lezioni con gli alunni, hanno dedicato gran parte del loro tempo e delle loro energie nella non facile gestione della didattica a distanza.

I nostri docenti però non hanno rinunciato agli incontri di laboratorio: hanno messo in atto modalità in streaming, con diverse piattaforme, hanno largamente usato whatsapp, il cellulare e le mail per tenersi in contatto e per confrontarsi. In ogni caso le chat line tra i componenti del laboratorio sono state preziose, oltre che per scambiarsi utili informazioni, anzitutto dal punto di vista della vicinanza e dell’incoraggiamento personale nei difficili mesi che abbiamo attraversato.

Già da settimane stiamo lavorando a preparare la riapertura di settembre. L’obiettivo è quello di riaffermare il valore dell’Irc per la piena formazione della persona e il ruolo dell’insegnante di religione nelle relazioni interpersonali all’interno della scuola alla luce dell’emergenza sanitaria.

Si è dato spazio alla narrazione delle esperienze per mettere in luce come nel periodo covid-19 la scuola (collegio docenti, dirigente, colleghi) abbia considerato l’Irc. Quali esperienze positive? Quali chiusure, restrizioni, spazi sono stati dati o tolti? Quali domande esplicite o implicite sono state colte nei confronti del valore e del contributo, anche educativo, che l’Irc avrebbe potuto portare in quel periodo (nell’ambiente scolastico, nel rapporto con i genitori, nella relazione con gli alunni)?

Per fa emergere la dignità dell’Irc, un senso positivo di appartenenza e l’importanza dell’essere un insegnante di religione con un compito/mandato costruttivo, è stato chiesto agli insegnanti di religione: «Come avete vissuto la vostra disciplina Irc, che peso le avete dato, cosa avete imparato in questo tempo? Alla luce della didattica a distanza e della vostra esperienza in questo difficile periodo, quali contenuti e metodologie ritenete essenziali e specifici dell’Irc?». Lascio parlare gli insegnanti.

«L’Ufficio ci ha educato al lavoro insieme nel gruppo di programmazione e nell’incontrarci, anche online, per l’aggiornamento è stato una bellezza, una necessità, un momento speciale per raccontarsi e riflettere insieme su ciò che è stato. Qualcuno parte in fatica, ma tutti abbiamo intravisto la potenzialità di fare meglio e bene come insegnante di religione. La forza che ci ha accompagnato fino ad oggi è venuta da noi, dai gruppi di laboratorio, nei quali abbiamo raccolto tanta ricchezza, scambio e professionalità, abbiamo ritrovato entusiasmo e consapevolezza».

E ancora: «Voglio abitare. È una dimensione essenziale dell’Incarnazione: “Il Verbo si fece carne e pose la sua dimora in mezzo a noi”. L’insegnante di religione abita in un mondo, la scuola, in continuo e profondo cambiamento, quindi deve essere in grado di realizzare sempre nuove alleanze per trasformare la scuola in un luogo di incontro».

«Voglio educare. È compito di ogni insegnante, ma in particolare il docente di religione deve contribuire a far riscoprire la meraviglia e la passione per ciò che è vero e bello, risvegliando la scintilla di infinito che è in ciascun alunno».

«Voglio trasfigurare. È la capacità di poter vedere oltre i confini delle cose, oltre le apparenze e, con la testimonianza, recuperare il primato della relazione, della coscienza e dell’interiorità per uno sviluppo armonioso ed integrale della persona umana».

Durante il lockdown gli insegnanti di religione hanno raccolto la richiesta da parte degli studenti di trovare un senso a ciò che stava accadendo, soprattutto nelle situazioni qui a Bergamo purtroppo assai frequenti in cui sono stati coinvolti in eventi dolorosi. Qui sta la specificità della materia Irc, che coinvolge la sfera valoriale, spirituale e più intima dell’individuo.

Nei laboratori si stanno facendo ipotesi di progettazione per attività con l’individuazione di temi disciplinari attuali e pertinenti che si propongano come orizzonte di senso, da condividere con i colleghi del team in fase di programmazione educativo-didattica. I temi maggiormente emersi nei nostri incontri e che faranno da guida a una programmazione necessariamente straordinaria sono: «In che senso Dio è Padre se lascia i suoi figli nell’angoscia? Cosa c’entra con la sofferenza, con tutti gli aspetti antropologici, la figura di Gesù? Per esempio: davanti alla paura, all’“atteso imprevisto”, alla morte, alla solitudine?». E qui vive tutta la partecipazione di Gesù al dolore fino a far risorgere, a vivere la “passione”, perché sono stati giorni di passione.

Come guardare il pericolo di contagio? Ci costringe a domandarci come stare con le persone: fuggendo? stando accanto, anche se esiste un rischio? Molti hanno affrontato il rischio. Perché l’hanno fatto? Perché lo fa un cristiano e perché lo fa un volontario qualunque? C’è una differenza? La salute fisica è l’unica esigenza dell’uomo? Con quali difficoltà e quali slanci la Chiesa locale ha vissuto questo periodo? Che cosa è la “festa” per il cristiano in condizioni di sofferenza? Perché si fa ancora festa? La Speranza cristiana è quella dell’arcobaleno? dell’“andrà tutto bene”? È quella televisiva dei Tg? ecc.

Queste nostre iniziative di formazione, che continueranno nei prossimi mesi, intendono rispondere a un pressante bisogno di sostegno morale e psicologico che pervade il tessuto sociale della nostra terra. Molte famiglie degli alunni e numerosi insegnanti sono stati colpiti dal contagio personalmente o negli affetti più cari. Sono stati mesi drammatici, che non si possono descrivere a parole e che hanno lasciato ferite profonde. Si avverte un forte disagio generale, uno smarrimento nel trovare nuovi equilibri per affrontare con serenità la fatica del quotidiano. La fede solida, che ha pervaso per generazioni la vita della nostra gente, rimane un punto fermo di riferimento e indica il cammino da percorrere per non perdere la nostra più profonda umanità, salvata dalla grazia per la sua piena realizzazione.

di Michele Cortinovis
Ufficio Irc – diocesi di Bergamo