“Idiozie” culturali e chiusure di pagine

Ieri (“Stampa”, p.1): “La stupidità, un fenomeno culturale”. Ampio seguito (pp. 30-31) e richiami brillanti: Adorno, Eco, ma anche Gustave Flabert (sic! dispersa la “u”). Per Malpelo spontaneo un pensiero su certe “minoranze da stupidità” volontaria. Proprio ieri (“Il Fatto”, p. 1) solito trafiletto “intelligente” con citazione: «Bagnasco: “Auspischiamo che chiunque è in politica vorrà il bene del nostro paese”». Ma subito coda al veleno: «E poi dell’Italia»! Firma “Spinoza”, grande filosofo, ma contenuto – sia consentito – “idiota”, non nel senso di Dostoevskij! Ecco: “minoranze da stupidità” che acceca. Spiace, ma con prova recentissima. Su “Pubblico” (31/12) due pagine del direttore, Luca Telese, che spiega ai lettori «Due o tre motivi per cui un giornale progressista può chiudere in tempo di crisi». Già: idee avanzate, progresso sicuramente individuato, grande armonia in redazione, intelligenze brillanti, futuro che pare in tasca, eppure? Mancano i lettori: si chiude! Sempre triste, e “l’Unità” (p. 6: “Pubblico chiude. Giornalisti in rivolta”) solidarizza. E allora? Allora forse dovrebbe venire qualche dubbio su varie cose… Se per esempio si sa che in Italia la sensibilità religiosa e cattolica ha pur sempre un peso, e che i “cattolici”, pure intesi come si vuole, sono tanti, si può seriamente pensare che dal primo numero, pubblicando se non tutti i giorni almeno due volte a settimana corsivi insultanti, vignette volgari e “strisce” firmate che deridevano Papa, Chiesa, preti, Dio, Gesù, vari santi ecc. tanti lettori fossero incoraggiati all’acquisto? Ecco: un pizzico, almeno, di “idiozia culturale”. Che vale ben oltre “Pubblico”…

avvenire.it