I vescovi italiani Giornata per la vita, in nome della solidarietà

L’accoglienza della vita «è un lievito che fa fermentare la nostra società, segnata dalla cultura del benessere che ci anestetizza». Riflessione tanto più urgente in una società come la nostra, impoverita «da un preoccupante declino demografico». Una situazione che ci interroga e che ci obbliga a considerare nuove forme di solidarietà a favore della vita, per esempio quello delle famiglie che “adottano” un’altra famiglia. «Possono nascere percorsi di prossimità nei quali una mamma che aspetta un bambino può trovare una famiglia, o un gruppo di famiglie, che si fanno carico di lei e del nascituro, evitando così il rischio dell’aborto al quale, suo malgrado, è orientata».

Lo scrivono i vescovi italiani nel messaggio per la Giornata della vita che si festeggia domenica 1 febbraio in tutte le diocesi. Quella della solidarietà familiare è il nucleo più originale del messaggio 2015 che infatti si intitola “Solidali per la vita”. Un richiamo che non è un’utopia. In Italia è già possibile una vicinanza concreta tra famiglie secondo un progetto strutturato. Un aiuto che non è solo uno sporadico gesto di solidarietà – comunque positivo – ma un accompagnamento tra famiglia e famiglia che diventa impegno condiviso. Il progetto, portato avanti da Fondazione Paideia e Caritas italiana  punta a individuare famiglie disposte a prendersi carico di altre famiglie, magari più fragili, magari meno attrezzate nella navigazione per quanto riguarda l’impegno di coppia, le difficoltà educative, la gestione ordinaria della vita quotidiana.

Le difficoltà più frequenti da affrontare e “risolvere” grazie all’affiancamento di una famiglia, riguardano mamme sole con bambini piccoli, difficoltà nella relazione coniugale, problemi educativi, incapacità nella gestione economica e, più in generale, nell’insieme delle dinamiche familiari. Nato a Torino e diffuso in numerose diocesi di Piemonte, Lombardia, Triveneto ed Emilia Romagna, il progetto punta ora ad espandersi al Centro e al Sud. I risultati? Nove volte su dieci la famiglia in difficoltà può dire: «Non ci sentiamo più soli».

Il primo passo per uscire dal disagio dell’isolamento e guardare in faccia la realtà. E per far vincere la vita, in tutta la ricchezza delle sue dimensioni.

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