I giovani «scintille dello Spirito»

«Abbiamo un messaggio che non è solo una parola, ma è un fuoco: il Vangelo. Non siamo qui solo per scambiarci qualche parere, ma per quell’operazione che solo lo Spirito può fare: generare scintille. Non siamo gente che scrive un documento ma siamo messaggeri, che condividono un ardore per accendere altri. Per generare scintille». Così l’arcivescovo di Milano Mario Delpini ha salutato i 200 giovani arrivati in Duomo da tutta la Lombardia per dialogare con 14 vescovi su cinque grandi aree tematiche. E così è stato: quante scintille promettenti ha convocato e suscitato, l’evento inedito accaduto ieri mattina, con i ragazzi raccolti attorno a 14 tavoli sistemati nelle navate laterali, nel transetto meridionale e nel tornacoro della Cattedrale. Quante scintille negli interventi dei 200 giovani che hanno accolto l’invito al dialogo «con un entusiasmo e una serietà che ora chiamano anche noi vescovi alla stessa serietà e allo stesso impegno», ha riconosciuto il vescovo di Vigevano Maurizio Gervasoni, incaricato per la Pastorale giovanile della Conferenza episcopale lombarda, concludendo nel pomeriggio – nel Salone Pio XII di via Sant’Antonio, sempre nel cuore di Milano – i lavori di questo «momento di sinodalità» vissuto come esperienza «di ascolto e di ricerca sapienziale».

L’avvio della giornata, come detto, in Duomo, al mattino. La preghiera, il canto, l’ascolto della Parola di Dio (la pagina di Emmaus, dal Vangelo di Luca) e della parola del magistero (un passo della

Christus vivitdi papa Francesco). Don Stefano Guidi, coordinatore di Odielle (Oratori diocesi lombarde, il soggetto al quale la Conferenza episcopale lombarda ha affidato l’organizzazione dell’incontro) ricorda come questo evento sia stato pensato prima della pandemia: che non è stata tempo di sospensione, ma di una più profonda preparazione, in vista di «un percorso nuovo nelle nostre diocesi e tra le nostre diocesi». Delpini benedice i giovani. E rinnova la richiesta di aiuto alla sorgente di questo evento: la Chiesa ha un messaggio, il Vangelo, «ma non sa come fare a portarlo, a chi portarlo. Abbiamo un desiderio di felicità da condividere. Ma abbiamo dimenticato la lingua giusta per portarlo, abbiamo smarrito l’indirizzo dei destinatari». Ecco perché «noi vescovi abbiamo desiderato questo incontro», scandisce Delpini: «vogliamo ragionare insieme per capire come raggiungere i giovani vostri coetanei. Diteci quali vie percorrere, quali tentativi mettere in atto».

Dopo l’intervento dell’arcivescovo, i giovani lasciano le panche della navata centrale e si suddividono fra i 14 tavoli – ad ogni tavolo uno dei dieci vescovi lombardi o dei quattro ausiliari di Milano, oltre a un moderatore. In Duomo c’è anche don Michele Falabretti, direttore del Servizio nazionale Cei per la pastorale giovanile. Cinque le aree tematiche: vocazione e lavoro; affetti, vita e dono di sé; riti; ecologia; intercultura. Questioni decisive per la vita personale, sociale ed ecclesiale, che i vescovi vogliono sottoporre all’esperienza e alla sensibilità dei giovani. La sfida: mettere a fuoco ed elaborare «le linee di pastorale giovanile delle nostre diocesi», ribadirà Gervasoni tirando le somme nel pomeriggio, appena dopo le cinque relazioni a fare sintesi del confronto per aree tematiche. «Un dialogo sinodale che porta frutto» è lo slogan che accompagna l’incontro. Quanto avvenuto ieri, infatti, non è un evento fine a se stesso, ma il modo con cui le diocesi lombarde hanno raccolto l’invito di Delpini a riprendere la Christus vivit assieme ai giovani. Guardando, in prospettiva, alla Gmg di Lisbona 2023. Ma soprattutto a rendere i giovani protagonisti dell’annuncio. E non solo fra i coetanei.

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I tavoli tematici fra i giovani e i vescovi della Lombardia ieri nel Duomo di Milano In alto a destra, l’arcivescovo di Milano, Mario Delpini / Fotogramma