I divieti disattesi. «Consentito» ai minori, le colpe degli adulti

da Avvenire

È vero, ai minorenni è vietato fumare ma non più di quanto sia vietato agli adulti: la sigaretta non la possono accendere nei bar e nei ristoranti, a scuola, negli altri luoghi pubblici. Ma se sono per strada o al parco, in spiaggia o in camera loro, se vogliono – e c’è chi lascia fare – possono fumare senza incorrere in sanzione alcuna. Lo stesso vale per il bere: la legge, a parte ordinanze comunali più uniche che rare che prevedono multe anche per i ragazzi, proibisce e punisce la vendita e la somministrazione ai minorenni delle bevande alcoliche, ma non il loro consumo da parte dei minorenni stessi a casa, ai giardinetti, in piazza (salvo regole che, però, hanno più a cuore il decoro urbano che il fegato dei quindicenni).

Del resto, sarebbe difficile pretendere da un adolescente colto con la sigaretta in bocca o la birra in mano il pagamento di una multa: rivalersi sui genitori? Potrebbe essere una strada da percorrere, lo scorso anno la propose Ascom, dopo il caso di una ragazza finita in coma etilico a Seriate, città della provincia bergamasca, ma non se n’è fatto nulla: avrebbe il merito di aprire gli occhi ai genitori ignari, la capacità di responsabilizzare i superficiali, la forza di colpire i veri e propri complici (quelli che “una birra non ha mai fatto male a nessuno”, che condividono i pacchetti di sigarette con i figli sedicenni). La connivenza degli adulti è quasi sempre frutto dell’inconsapevolezza: capita troppo spesso di vedere, al bar, la nonna che allunga al nipotino il tagliando della lotteria da grattare.

Sta violando la legge? Di sicuro quella del buon senso. Ma se entrasse un vigile, probabilmente sarebbe il tabaccaio a finire nei pasticci, perché è a lui che la legge impone di vigilare che nel suo locale nessun minorenne si dedichi all’azzardo. Per tabaccai e baristi che spacciano alcol e fumo ai minorenni – o che li fanno avvicinare alle slot machine, che vendono loro Gratta&Vinci – le multe sono (giustamente) salate, ai recidivi viene sospesa la licenza: la legge vuole che chiedano la carta d’identità all’avventore che suscita qualche dubbio, cosa che dovrebbe capitare di continuo considerato il grado di maturità – solo fisica, per i più – di tante e tanti sedicenni. Succede? Non sempre e non ovunque: altrimenti non si spiegherebbero i dati che forniscono numeri preoccupanti sull’azzardopatia in continua crescita tra i minori o sul consumo di alcol e sul grado di dipendenza dal fumo di chi di anni è ben lontano dal compierne diciotto. Hanno tutti amici diciottenni che si prestano all’acquisto? O, piuttosto, sono circondati da adulti che si girano dall’altra parte per trascuratezza, con faciloneria?