«I diaconi rendono la Chiesa più credibile»

 

Un'ordinazione di diaconi(©FINOTTI) UN’ORDINAZIONE DI DIACONI

Parla mons Filippi delegato a Roma per il diaconato permanente: impegnati anche nella vita familiare e professionale, mostrano come si vive la fede nel quotidiano

GIACOMO GALEAZZI
CITTA’ DEL VATICANO – vaticaninsider

Monsignor Nicola Filippi (delegato diocesano di Roma) nella fase di riforme avviate da papa Francesco quale contributo può dare la realtà del diaconato permanente?

“Il diaconato, come ministero della carità, ha una naturale propensione a quelle periferie esistenziali verso le quali Papa Francesco invita la Chiesa ad andare. In questo senso il diacono è un costante richiamo alla comunità cristiana, affinché in essa trovino accoglienza in modo particolare quanti sono scartati dalla mentalità efficientista della società contemporanea.  Il diacono deve incarnare nella sua vita le parole pronunciate dal Santo Padre il 19 marzo 2013 nell’omelia della messa di inizio pontificato “Non dobbiamo abbiamo avere timore della bontà, della tenerezza!”. In questo modo la comunità cristiana, vedendole testimoniate, si sentirà incoraggiata ad assumerle come permanente stile di vita”.

Chi può diventare diacono e qual è il suo percorso di formazione?

“Essendo parte del sacramento dell’Ordine il diaconato è riservato solo agli uomini, anche a coloro che hanno già contratto matrimonio. A Roma il percorso formativo dura almeno cinque anni e prevede la frequenza dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose Ecclesia Mater per conseguire il Baccellierato in Scienze Religiose e un’approfondita formazione spirituale e pastorale, che si attua attraverso ritiri mensili, lectio divina comunitaria mensile e tirocinio pastorale nelle comunità parrocchiali, oltre ad altri incontri di formazione”.

Il diacono, generalmente, ha una duplice vocazione: matrimoniale e diaconale. Come si caratterizza l’esercizio del suo ministero?

“La vocazione al diaconato si innesta su quella matrimoniale. Il diacono rimane quindi sempre sposo e padre. Ciò comporta che il primo ambito di esercizio del ministero è la famiglia, nella quale egli è chiamato a vivere in maniera esemplare le due vocazioni. Come ministro ordinato egli svolgerà i compiti che il vescovo o il parroco riterranno opportuno affidargli, tenuto conto anche delle necessità che la vita familiare e professionale comportano”.

In che modo nel diaconato si esercita il primato della vita spirituale?

“Nel giorno dell’ordinazione il diacono si impegna a pregare quotidianamente la Liturgia delle Ore, la preghiera ufficiale della Chiesa, con la quale si santifica il tempo e si implora la misericordia di Dio per tutto il popolo. Oltre a questo si raccomanda vivamente la partecipazione alla Santa Messa e la meditazione quotidiana della Parola di Dio, in modo che tutto l’agire quotidiano sia permeato dallo Spirito Santo. Senza l’intima unione con Dio, il diacono rischia di vivere il suo servizio come quello di un qualsiasi operatore sociale e di non essere invece il segno sacramentale di Gesù Cristo venuto a servire l’uomo. Inoltre la devozione mariana, in particolare a Maria Serva del Signore, e la direzione spirituale sono di grande aiuto per non smarrire il significato del ministero”.

Papa Bergoglio vuole una Chiesa che esca dai recinti nei quali una certa cultura vuole rinchiuderla. Il diacono, in questa prospettiva, può essere di aiuto?

“Una delle caratteristiche della cultura contemporanea è quella di voler ridurre la fede a una dimensione puramente personale senza alcuna rilevanza pubblica. Il diacono, che è generalmente impegnato in un’attività professionale, manifesta invece come la fede in Gesù Cristo sia capace di plasmare ogni ambito della vita del credente, compreso quello lavorativo. In questo senso i diaconi sono preziosi per dimostrare come sia possibile vivere la fede nelle concrete circostanze dell’esistenza con tutti i problemi che la vita in famiglia o sul lavoro si trova a affrontare”.

La credibilità della Chiesa nell’annuncio del Vangelo dipende anche dalla fedeltà dei diaconi al loro ministero di servizio e di carità e dell’autorevolezza con la quale lo esercitano?

“Francesco ha scritto al numero 65 della Evangelii gaudium: “Nonostante la corrente secolarista che invade la società, in molti Paesi … la Chiesa Cattolica è un’istituzione credibile davanti all’opinione pubblica, affidabile per quanto concerne l’ambito della solidarietà e della preoccupazione per i più indigenti”. Per questo se il diacono vive fedelmente la sua vocazione contribuirà non poco a rendere ancora più credibile la Chiesa e a manifestarne il volto materno, anche quando annuncerà le verità sulla vita e la famiglia che spesso non trovano una favorevole accoglienza nell’opinione pubblica”.

Per la crisi delle vocazioni molte comunità parrocchiali non possono contare stabilmente sulla presenza di un sacerdote. I diaconi possono essere una soluzione?

“Il diacono non può essere un sostituto del sacerdote, perché ciò significherebbe venire meno alla propria identità. Il diaconato è, infatti, un ministero di servizio e di aiuto a chi è stato chiamato dal Signore a presiedere la comunità cristiana.  La presenza di un diacono giova molto alle comunità prive di sacerdoti ma il ministero che egli esercita in queste occasioni, come l’omelia o la distribuzione dell’Eucaristia, deve essere sempre inteso in termini di supplenza temporanea. Il diaconato non può, pertanto, essere la soluzione alla carenza di vocazioni sacerdotali”.