Governo. «Pochi investimenti per scuola e ricerca», si dimette il ministro Fioramonti

Il responsabile dell’Istruzione ha consegnato una lettera di dimissioni al premier. E su Facebook spiega: sarebbe servito più coraggio da parte del governo

Lorenzo Fioramonti

Lorenzo Fioramonti – Reuters

avvenire

Il ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti, secondo quanto confermano fonti di Palazzo Chigi, ha consegnato una lettera di dimissioni al premier Giuseppe Conte.

Il ministro nelle ultime settimane ha più volte lamentato la mancanza di fondi per la scuola e l’università in manovra. Secondo quanto riferiscono diverse fonti di maggioranza, Fioramonti potrebbe lasciare il M5s per fondare un gruppo parlamentare autonomo, ma “filogovernativo”, come embrione di un nuovo soggetto politico.

Cosa ha scritto Fioramonti su Facebook

“Sarebbe servito più coraggio da parte del Governo per garantire quella ‘linea di galleggiamento’ finanziaria di cui ho sempre parlato, soprattutto in un ambito così cruciale come l’università e la ricerca”. Lo ha scritto su Facebook il ministro dimissionario, spiegando le ragioni della sua decisione. “Si tratta del vero motore del Paese, che costruisce il futuro di tutti noi. Pare che le risorse non si trovino mai quando si tratta della scuola e della ricerca, eppure si recuperano centinaia di milioni di euro in poche ore da destinare ad altre finalità quando c’è la volontà politica”, aggiunge.

“La sera del 23 dicembre, ho inviato al Presidente del Consiglio la lettera formale con cui rassegno le dimissioni da Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. Mi sono ovviamente messo a completa disposizione per garantire una transizione efficace al vertice del Ministero, nei tempi opportuni per assicurare continuità operativa. Per rispetto istituzionale, avevo deciso di attendere qualche altro giorno prima di rendere pubblica la decisione, ma visto che ormai la notizia è stata filtrata ai media, mi sembra giusto parlare in prima persona”, sottolinea Fioramonti. “Prima di prendere questa decisione, ho atteso il voto definitivo sulla Legge di Bilancio, in modo da non porre tale carico sulle spalle del Parlamento in un momento così delicato. Le ragioni sono da tempo e a tutti ben note: ho accettato il mio incarico con l’unico fine di invertire in modo radicale la tendenza che da decenni mette la scuola, la formazione superiore e la ricerca italiana in condizioni di forte sofferenza”, scrive ancora sui social.

Cosa aveva detto Fioramonti

Il ministro Lorenzo Fioramonti negli ultimi mesi aveva più volte minacciato un passo indietro se i fondi per l’istruzione fossero scesi sotto la soglia dei tre miliardi. “Dopo una serie di esecutivi che hanno tagliato sull’istruzione, non mi posso accontentare di un governo che smette di prelevare soldi dal Miur. Bisogna investire e con forza”, aveva detto il politico Cinquestelle a Repubblica il 5 novembre, quando ancora la discussione sulla legge di Bilancio doveva entrare nel vivo. “Questo governo con questa Finanziaria deve fare tante cose – aveva dichiarato nell’intervista – e io apprezzo lo sforzo: non far aumentare l’Iva, ridurre il cuneo fiscale, intervenire sulla sanità. Ma quella che io propongo è una questione centrale: ricerca, università, scuola. E il dibattito fin qui è stato insufficiente. Giorno e notte lo riproporrò e seguirò i lavori parlamentari, so che una Legge di bilancio ha un cammino lungo”.

Quello di Fioramonti era già allora un ultimatum al suo stesso governo: “O tre miliardi a scuola e università o mi dimetto – aveva poi confermato anche nei giorni successivi – so che cosa ho detto e so che sono un uomo di parola”.

Del resto, quel tetto di tre miliardi lo aveva già fissato il giorno del giuramento del governo Conte II. Era il 5 settembre e la discussione sulla Finanziaria ancora ben lontana. Qualche risorsa in più per l’istruzione era arrivata: come ha ricordato il 23 dicembre Gabriele Toccafondi, capogruppo di Italia Viva in commissione Cultura alla Camera, “il fondo per la contrattazione collettiva è stato aumentato portandolo a 1.750
milioni per il 2020 e 3.375 milioni per il 2021. E si tratta di risorse utili anche per il comparto Miur. È stato creato il fondo per costruire o ristrutturare asili nido e scuole dell’infanzia per un totale di 2,3 miliardi: 100 milioni all’anno fino al 2023 e 200 milioni all’anno fino al 2034″.

“Inoltre – ha proseguito Toccafondi – è stato finanziato con 30 milioni annui dal 2020 il fondo da destinare all’aumento della retribuzione dei dirigenti scolastici e aumentato di 12,5 milioni quello destinato alle scuole paritarie che accolgono alunni con disabilità. Sono stati recuperati 11 milioni in più per la formazione dei docenti, si è incrementato il fondo borse studio universitario e si sono aumentate le risorse per l’ammissione di medici alle scuole di specializzazione”. “Il sistema duale è stato rifinanziato con 46 milioni di euro per formazione e istruzione. Per quanto concerne gli stanziamenti, lo stato di previsione del Miur del
2020, rispetto alla legge di bilancio 2019 registra un aumento di 536,8 milioni”, ha aggiunto.

Non abbastanza, evidentemente, per il ministro.