Governo, Casellati al Quirinale per il mandato

Governo, Casellati al Quirinale per il mandato

Il presidente del Senato Maria Elisabetta Casellati è giunta al Quirinale per incontrare il capo dello Stato Sergio Mattarella.

Mattarella ha scelto la via del mandato esplorativo, e di una figura istituzionale, per tentare di uscire dallo stallo della crisi di governo. La presidente del Senato Casellati entrerà nello studio alla Vetrata, riceverà l’incarico per una missione molto complicata: verificare se c’è qualche chance per mettere d’accordo i partiti, in particolare se ci sono margini per una maggioranza centrodestra-M5S, divisi dalla guerra dei veti incrociati.

Si tratta della scelta più indolore, lineare, in un quadro che offriva poche alternative. Bruciato dai veti incrociati il pre-incarico politico, in presenza di una sostanziale indisponibilità dei diretti interessati – che o chiedono altro tempo, come nel caso di Luigi Di Maio, o aprono a un terzo uomo, come fa Matteo Salvini – , non restava altro che investire la seconda o la terza carica dell’onere di provare a dipanare la matassa. E, andando per esclusione, la scelta del presidente del Senato è risultata preferibile rispetto a quello della Camera Roberto Fico. Non solo in omaggio a una prassi prevalente che vuole investita in questi casi la seconda carica, ma anche per essere Casellati espressione della coalizione che ha ottenuto maggiori consensi.

Una personalità, dopo tutto, che ha ottenuto il voto anche del M5s, che Mattarella intende in tutti i modi tenere dentro alla trattativa, quale primo partito, destinatario del consenso di un terzo degli elettori. A sera gli ultimi dubbi, da segnali univoci, sembravano fugati. Cadeva anche l’ipotesi ‘c’, un terzo nome per un incarico tecnicopolitico: si era fatto insistentemente il nome di Giancarlo Giorgetti, braccio destro di Salvini, ed esperto di conti pubblici e di procedure parlamentari Nome che sarebbe andato bene anche agli alleati, e che – negli auspici – avrebbe potuto innescare, specularmente, qualche ammorbidimento negli altri partiti.

Ma i toni del dibattito politico, di nuovo infiammati dalla doppia campagna elettorale in Molise e Friuli-Venezia Giulia, hanno portato ad accantonare l’ipotesi, non bruciando nomi che potrebbero venir buoni in un secondo tempo, per contribuire a sbrogliare la complicatissima trattativa. «Aspettiamo la saggezza di

Mattarella – ripeteva Salvini in serata – anche perché ho già detto che vado a vedere solo se ho i numeri». Ora si tratterà di verificare se i giorni in più che i duellanti chiedono, il Colle sarà disposto a concederli.

Lo scopriremo solo vivendo, visto che i segnali arrivati sin qui dicono di un margine molto ristretto di giorni che

Mattarella avrebbe invece indicato, passati i quali potrebbe fare un suo nome. Per un incarico, o un pre-incarico, che potrebbe essere ‘politico’ o ‘istituzionale’, in base all’evolversi delle nuove consultazioni che partiranno da domani, a iniziativa dell’esploratore del Colle.

Sul versante politico una novità di un certo rilievo è arrivata dal Pd, che con un post su Facebook del reggente Maurizio Martina ha provato a rientrare in gioco, indicando tre priorità. La povertà, con l’«allargamento del reddito di inclusione». Le famiglie, introducendo l’«assegno universale» per i nuclei con figli. E il lavoro, con la previsione del «salario minimo legale». Martina la spiega così: «In Parlamento e nel Paese facciamo vivere le nostre battaglie e il nostro impegno quotidiano per un’Italia migliore». La cosa suscitava immediato entusiasmo nel M5s. Un’«iniziativa utile ai fini del lavoro che sta svolgendo il comitato scientifico per l’analisi dei programmi presieduto dal professor Giacinto Della Cananea», aprivano i capigruppo Giulia Grillo e Danilo Toninelli. Ma in serata è intervenuto ancora Martina, a smorzare gli entusiasmi: le tre proposte Pd «sono per gli italiani, non per questo o quel partito.

Noi andiamo oltre i tatticismi degli altri – ha avvertito – . Queste proposte sono la nostra alternativa all’orto di Salvini (che di mattina aveva replicato a 5s scrivendo «c’è chi chiude il forno e chi cura l’orto», ndr) e al forno di Di Maio», spiega il reggente.

E se Lega e M5s chiedono altro tempo, e danno il via libera al ‘raffreddamento’ delle tensioni che potrebbe portare l’incarico esplorativo, il Pd si ‘candida’ già per il dopo. Nel caso che i ‘vincitori’ ammainino bandiera e dal Quirinale parta un appello a tutti per sostenere un nome al di sopra delle parti.

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