Gmg 2018. Diventare grandi senza paura

Nei giorni scorsi è stato pubblicato il messaggio di papa Francesco per la prossima domenica delle Palme,Giornata mondiale della gioventù, che verrà celebrata nelle diocesi il 25 marzo. La riflessione di quest’anno (tradizionalmente il brano biblico accompagna il cammino di tre anni) si ferma soprattutto sull’invito dell’angelo a Maria: «Non temere, hai trovato grazia». Con il suo modo sapiente di leggere in profondità il tempo presente,papa Francesco guida i giovani a un cammino di discernimento invitandoli a superare le (molte) paure che accompagnano l’età della giovinezza.

Tutti sappiamo che la sfrontatezza e una certa incoscienza anima i ragazzi, ma sappiamo pure che è un atteggiamento di difesa e un meccanismo di sopravvivenza; di fronte alla vita l’inesperienza genera timori e paure: «Ce la farò?». Tutti abbiamo fatto i conti con questa domanda e per tutti è arrivato il momento in cui il dubbio ci ha spinto a prendere il coraggio a quattro mani reagendo con decisione al mondo adulto: genitori, insegnanti, fratelli maggiori, educatori… chiunque è capitato a tiro nel momento giusto, ha condiviso qualche dose del nervosismo che cresceva dentro di noi.

Si sorride per le lacrime di un bambino a cui è appena sfuggito in cielo il palloncino che teneva per il filo, ma per lui è un piccolo dramma per qualcosa di perduto. Ed è l’inizio di una serie di eventi – piccoli o grandi – con cui tutti devono fare i conti: la vita sarà davvero la promessa buona che il sorriso di mamma e papà mi hanno sempre annunciato?

Questa domanda oggi chiede di essere raccolta più seriamente dagli adulti: ci sarebbe bisogno di non prendere troppo alla leggera le paure dei ragazzi liquidandole come paturnie dell’adolescenza o della giovinezza. Il rapporto Caritas 2017, pubblicato alla fine del novembre scorso, dice che per la prima volta dal dopoguerra i giovani sono oggi destinati a essere più poveri di quanti li precedono e sono in una condizione di marginalità. Non abbiamo trovato niente di meglio da fare che etichettarli: millennials, social, smart, erasmus e low cost; e ancora: sdraiati, bamboccioni, abitati dall’ospite inquietante e dunque nichilisti. Appollaiati sul ramo delle nostre certezze, li guardiamo dall’alto stupendoci delle loro paure. Ma possono dei giovani che sembrano destinati all’esclusione (sociale e lavorativa), affrontare seriamente un discernimento? Come possono conservare uno sguardo sognante su un futuro che vedono costellato di incognite e di incertezze?

Il messaggio del Papa è un grande richiamo alla responsabilità della cura che gli adulti dovrebbero recuperare nei confronti delle giovani generazioni che, prima di essere generatori di futuro, avrebbero bisogno di sentirsi accolte come si accoglie un figlio desiderato e atteso. Nel messaggio si ricorda ciò che, solo, è in grado di dissipare le paure di Maria: la certezza di essere abitata dalla grazia. Ma perché questo accada, c’è bisogno che questa grazia attraversi i nostri gesti e i nostri affetti.

Abbiamo bisogno di restituire dignità morale all’idea che diventare grandi non solo è inevitabile, ma è anche bello, anche se comporta il cambiamento di tante cose, dal corpo alle responsabilità; aspettando quel tempo in cui viene il momento di restituire, di dare, di perdere per altri.

Si è davvero adulti quando si è capaci di dono, accogliendo l’invito a stare nel mondo con passione e fiducia. Ma si restituisce solo ciò che si è ricevuto: l’angelo annuncia il dono della grazia, ma cosa ricevono davvero le nuove generazioni? Solo adulti che si fanno compagni di viaggio saranno testimoni che la grazia di Dio è ancora nelle disponibilità dei più giovani.

La giovinezza possiede uno sguardo che vede lontano, che sente nell’aria il bisogno di cambiare le cose per renderle autentiche. Anche oggi i giovani hanno questa capacità. Ma come nel racconto evangelico la loro profezia non va lasciata semplicemente libera di autoaffermarsi. Può rimanere una corsa in avanti la cui concitazione si rivela distruttiva. Per questo papa Francesco li invita al discernimento. Ma dobbiamo sperare che, insieme a loro, anche i cristiani adulti sappiano scrollarsi di dosso la predilezione per un passato non sempre edificante, la ricerca di sicurezza per i bisogni individuali senza il coraggio e la fretta di costruire un mondo nuovo. Sarà anche questo la Pasqua che ci attende e che verrà pochi giorni dopo quelle Palme in cui chiederemo ai giovani di leggere questo messaggio?

Avvenire