GIOVANI Pastorale giovanile: Ccee, “essere presenti, ascoltare, sostenere e accompagnare”

“Essere presenti, ascoltare, sostenere e accompagnare”. Sono gli atteggiamenti principali da assumere quando si ha a che fare con i giovani, ad avviso dei responsabili della pastorale giovanile e di quella universitaria delle Conferenze episcopali in Europa (Ccee). Se ne è parlato all’incontro congiunto dei vescovi e delegati nazionali di pastorale giovanile e di pastorale universitaria, promosso dal Ccee a Szeged (Ungheria) dal 27 al 29 aprile. “Nel tentativo di dare significato alla propria esistenza, al proprio ruolo e posto in questa ‘società che li ha adottati’, nel voler essere amati e poter a loro volta amare – riporta una nota del Ccee -, è la solitudine che oggi sembra spaventare di più i giovani. I loro grandi interrogativi – questioni anche molto concrete (quale sarà il mio futuro fra sei mesi; come dovrò scegliere il mio partner; chi sono i miei veri amici; che cosa significa Dio per me; come usare il mio tempo; quali dovrebbero essere le mie priorità nella vita; che cosa mi motiva nel portare a termine i miei compiti; sono forse io all’altezza dell’esperienza di fede che mi è proposta…) – se vissuti da soli, si trasformano spesso in angosce profonde, in vere e proprie forme di ansia se non addirittura in depressione”. “Da qui – prosegue – la raccomandazione a quanti si dedicano alla cura pastorale dei giovani di sapere essere innanzitutto amici disponibili, specie nei momenti difficili o d’incertezza; persone che sappiano ascoltare più che giudicare, sostenere nel valorizzare e promuovere le abilità di ognuno e soprattutto che sappiano accompagnare, capaci di responsabilizzare il giovane stesso nel proprio cammino verso la maturità”. D’altra parte, all’incontro è emersa pure “una realtà molto ricca e attiva, con giovani desiderosi di dare del proprio tempo, di condividere le proprie competenze e risorse”. “I giovani, infatti, non rifiutano l’incontro, la relazione, la Chiesa, anzi sono alla ricerca e aspirano a relazioni vere e profonde con i propri coetanei, i propri cappellani e con Gesù Cristo”. Ad acuire l’insicurezza, oggi, contribuisce pure la mancanza di lavoro, con un numero di giovani inattivi che, in Europa, “cresce in modo allarmante”. “Molti problemi dei giovani inattivi – hanno detto i giovani a Szeged – sono invisibili, nascosti dietro a piccole certezze, che si trasformano spesso in vere e proprie addizioni”.

sir