Giovani ed emergenza educativa. Affettività, alleanza scuola-famiglie

GIovani-fidanzati

Qualcuno forse si era illuso che l’emergenza educativa fosse solo una formula mediatica per mettere in luce un problema tutto sommato marginale. Come se, parlando di difficoltà educativa, ci si riferisse a qualche caso isolato, episodico, comunque ininfluente sui meccanismi delicati di quel grande e complesso processo che riguarda la trasmissione dei valori da una generazione all’altra. Ora anche gli ottimisti ad oltranza, quelli comunque convinti che “noi non siamo coinvolti”, si stanno accorgendo che non è così, che nessuno può chiamarsi fuori, che convinzioni tanto assodate da risultare implicite e scontate, sono già state sconvolte, spazzate via, disperse dal vento perfido e infido in cui si mescolano le correnti di quei tanti ‘ismi’ più volte evocati (nichilismo, relativismo, egoismo, individualismo e tanto altro ancora). E che quando queste correnti investono la galassia dell’educazione e mettono in discussione gli stessi fondamenti antropologici della nostra civiltà – come sta avvenendo ormai da alcuni decenni e in modo addirittura vorticoso in questi ultimi anni – tutto dev’essere riesaminato, rispiegato, rimotivato.

E, per farlo, occorre ripartire dalle fondamenta, dagli assi portanti di quelle convinzioni profonde che costituiscono la trama stessa dell’esistenza. Nella grande galassia dell’emergenza educativa, parlare di affettività e di sessualità significa andare al cuore di un problema che investe il senso della vita, i progetti più importanti, le dinamiche relazionali, le dimensioni dell’etica e della speranza. Ecco perché il Forum delle associazioni familiari ha avvertito l’esigenza di concentrare i punti chiave della questione in un breve documento ‘Persona, sessualità, affettività: per una nuova alleanza educativa tra famiglia e scuola’ (si può leggere integralmente sul nostro sito, www.avvenire.it) che ha il merito di ribadire con chiarezza la verità della questione. Nella bufera ideologica in cui siamo immersi, nutrita di tanti luoghi comuni e di pesanti condizionamenti mediatici e culturali, parlare di affettività e di sessualità come ‘confronto relazionale’ tra uomo e donna significa innanzi tutto compiere una scelta coraggiosa. Ma tacere sarebbe stato grave. Innanzi tutto ci sono le richieste dei giovani.

Nella banalizzante sessuomania in cui sembra che non ci sia più nulla da scoprire e da chiarire, i giovani hanno invece fame di parole chiare, capaci di orientare e di motivare. Non bastano le informazioni tecniche, scientifiche, specialistiche offerte loro anche da alcune iniziative scolastiche, spesso a senso unico. E non basta neppure, all’opposto, l’elenco dei divieti e delle regole. «Urge – scrivono gli esperti del Forum – l’adozione di una prospettiva educativa: passare dal dare informazioni all’educare all’affettività e alla sessualità». Ma a questo punto nascono i problemi. Come trovare le parole giuste? Come modulare la proposta capace da un lato di riportare equilibrio nella confusa e spesso ambigua overdose mediatica senza d’altro canto risultare bacchettoni o imbarazzati? Molti genitori vorrebbero farsi carico di questo compito, ma spesso, fa notare il Forum, «si fa fatica ad intercettare l’interezza della domanda di significato che la sessualità umana custodisce ed esprime, e di cui i giovani sono portatori». Del tutto inopportuno però affidarsi totalmente alla scuola perché la
cosiddetta ‘Strategia nazionale per la prevenzione ed il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere’, varata dal governo Monti nel febbraio 2013, continua ancora a spandere i suoi effetti deleteri. Abbiamo a lungo documentato sul nostro quotidiano come alla base della ‘Strategia’ ci sia un documento concordato con 29 associazioni Lgbqt, senza il minimo coinvolgimento delle associazioni dei genitori, la cui ispirazione culturale sono le teorie del gender. Il grande imbroglio di questa vulgata è noto: non si nasce uomini e donne, ma ciascuno è stato costretto a modellare la propria identità a causa di una serie di stereotipi culturali imposti fin dalla più tenera età.

Ribellandosi a questa ‘condanna biologica’ e decidendo liberamente se essere uomini o donne – e la scelta può tranquillamente cambiare anche varie volte nella vita – si entrerebbe in una dimensione di libertà autentica. Si nega in questo modo l’evidenza biologica, cioè il dato di realtà, per entrare in un mondo irreale e pericolosissimo, fondato su desideri senza fondamento. Teorie pericolose che sono però alla base di numerosi documenti dell’Oms e dell’Unione europea. Anche nelle scuole italiane libri, strumenti didattici, giochi ispirati al progetto ‘Educare alle diversità’ non si contano più. Percorsi, si legge nel documento del Forum, «tanto ambigui quanto lesivi del fondamentale diritto dei genitori ad educare i propri figli che la nostra Costituzione tutela chiaramente». Ecco perché è urgente prendere consapevolezza di questa situazione, scoprire gli obiettivi che la originano e adottare tutti gli antidoti necessari per annullarne gli effetti. Non è in gioco solo una questione culturale, qui il rischio, enorme e devastante, riguarda il futuro dei nostri giovani e quindi di tutta la società. «Corporeità e sessualità sono dimensioni fondamentali della persona umana… Essi non sono importanti solo sul piano affettivo, ma su di essi si fonda l’essere e il fare famiglia, quindi il matrimonio, la paternità e la maternità». Proprio ieri l’Istat ha diffuso i dati 2013 sul numero dei matrimoni in Italia. Il quadro è desolante. Per la prima volta si scende sotto quota duecentomila.

Le ragioni di questa flessione sono molteplici ma accanto a tante cause strutturali (la contrazione delle nascite) ed economiche (la mancanza di lavoro, di case a prezzi accessibili, di politiche familiari favorevoli alle giovani coppie), bisognerà cominciare a chiedersi quanto contino la confusione culturale, il vuoto educativo, l’incapacità di orientarsi tra una molteplicità di stimoli in cui la scelta del ‘per sempre’ risulta sempre meno contemplata. Ecco perché è importante da un lato combattere le teorie del gender, dall’altro «incontrare, amare, valorizzare la sessualità umana e la differenza sessuale» come premessa per costruire relazioni stabili in grado di assumersi responsabilità definitive, preziose per il futuro di tutti. In questa prospettiva il Forum incoraggia le associazioni dei genitori a rinnovare la corresponsabilità educativa con la scuola. «In Italia esiste un autentico tesoro di piccole e grandi buone prassi, portate avanti da associazioni e movimenti, da gruppi di genitori, o di docenti, università, centri di ricerca. È possibile attingere a tali proposte per tessere la rete – conclude il documento – tra famiglie desiderose di custodire e coltivare la bellezza della loro esperienza».

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