D omenica 17 gennaio 2010. Una data da segnare due volte sul calendario dell’amicizia tra i popoli della Prima e della Nuova Alleanza. In quel giorno Benedetto XVI si recherà in visita alla Sinagoga di Roma, ripercorrendo i passi del suo predecessore, Giovanni Paolo II, che nel 1986 fu il primo pontefice a varcare la soglia di un luogo di culto dei «fratelli maggiori». In quella stessa data la Chiesa cattolica e le comunità ebraiche del nostro Paese torneranno a celebrare insieme la «Giornata per l’approfondimento e lo sviluppo del dialogo tra cattolici ed ebrei», dedicata stavolta alla «santificazione del sabato». Una Giornata che nel 2009 si era svolta senza l’adesione e la partecipazione dell’Assemblea dei rabbini d’Italia; una decisione sofferta, presa in seguito alla pubblicazione dell’«Oremus et pro Judaeis», preghiera nella quale i rabbini italiani avevano ravvisato un’intenzione di ‘proselitismo’ da parte cattolica incompatibile con lo stile e l’orizzonte del dialogo.
Ma il cammino del confronto e dell’amicizia non si è fermato. La volontà di superare gli ostacoli si è manifestata in tutta la sua evidenza il 22 settembre scorso quando il presidente della Cei, il cardinale Angelo Bagnasco, ha incontrato a Roma Giuseppe Laras, presidente dell’Assemblea rabbinica italiana, e Riccardo Di Segni, rabbino capo della Comunità ebraica di Roma. «Non c’è, nel modo più assoluto, alcun cambiamento nell’atteggiamento che la Chiesa cattolica ha sviluppato verso gli ebrei, soprattutto a partire dal Concilio Vaticano II», aveva affermato Bagnasco. E poi: la Cei «ribadisce che non è intenzione della Chiesa cattolica operare attivamente per la conversione degli ebrei». Da quel decisivo ‘faccia a faccia’ uscì l’annuncio che ebrei e cattolici italiani avrebbero ricominciato a celebrare insieme la Giornata del 17 gennaio, a partire da quella del 2010, riprendendo il cammino di riflessione ispirato ai Dieci Comandamenti avviato nel 2006. Un itinerario che – seguendo la numerazione ebraica – ora è giunto alla «quarta parola»: «Ricordati del giorno di Sabato per santificarlo» ( Esodo , 20, 8).
Per aiutare le comunità a prepararsi alla Giornata e a celebrarla, è stato pubblicato un sussidio redatto da Laras e dal vescovo di Terni-Narni-Amelia Vincenzo Paglia, al tempo della stesura presidente della Commissione episcopale per l’ecumenismo e il dialogo della Cei. Il sussidio presenta il valore e il significato del sabato nella Sacra Scrittura e secondo la teologia, la spiritualità, i riti e le tradizioni dell’ebraismo, sottolineando punti in comune con il cristianesimo. Della santificazione del sabato si parla nel libro della Genesi: «Dio benedisse il settimo giorno e lo consacrò, perché in esso aveva cessato da ogni lavoro che egli aveva fatto creando».
«La santificazione del sabato, operata da Dio – spiegano Paglia e Laras nel sussidio – viene per così dire completata, ripetuta e perfezionata dall’adesione al precetto che successivamente Mosè trasmette a Israele: Ricordati del giorno di Sabato per santificarlo. Una santificazione che Israele continuamente celebra nell’ascolto della Parola di Dio, nel riposo, nella lode, nella comunione gioiosa, nel ricordo della Creazione, dell’Alleanza e della liberazione pasquale». Ciascuno di questi aspetti viene sviluppato nei sintetici capitoli che costituiscono il sussidio, seguiti da uno «schema di celebrazione» che raccoglie passi biblici e preghiere per un incontro orante fra le comunità. Un sussidio che illumina il senso e il valore del tempo della festa: tempo di Dio, tempo per la comunione con l’umanità e il creato, per alimentare quei «gesti di fraternità e di pace – conclude il sussidio – che anticipano e preparano il grande Sabato messianico e l’aurora della redenzione».
Nel giorno in cui il Papa visiterà la Sinagoga di Roma, domenica 17 gennaio, la Chiesa cattolica e la comunità ebraica del nostro Paese tornano a celebrare insieme la «Giornata per il dialogo» (avvenire)