Giornata. Lavoro, strage infinita: sono già 682 i morti quest’anno

Arriva in un momento drammatico per il mondo del lavoro, la 67esima Giornata per le vittime degli infortuni,promossa per questa domenica, 8 ottobre, dall’Anmil, l’Associazione dei mutilati e invalidi e delle famiglie dei caduti. La manifestazione nazionale è in programma a Cagliari, ma cerimonie si svolgeranno in tutti i capoluoghi, dove sarà lanciata la campagna “Cambiamo la storia”, per andare verso un ambiente di lavoro più rispettoso della salute e della vita dei lavoratori.

Da ormai molti mesi a questa parte, i dati delle denunce di infortunio registrate dall’Inail, fanno segnare un costante aumento dei casi e anche il report dei primi otto mesi dell’anno va, purtroppo, in questa direzione. Nel periodo gennaio-agosto, le denunce di infortunio sono state 421.969, con un aumento di 5.229 casi rispetto allo stesso periodo del 2016.

«La preoccupazione per l’aumento infortunistico dell’1,3% – spiega il presidente dell’Anmil, Franco Bettoni – è dettata soprattutto dal fatto che a tale incremento hanno contribuito soltanto le gestioni Industria e servizi (+2,0%) e quella Conto Stato dipendenti (+3,3%), quindi parliamo proprio di carenza di sicurezza nei luoghi di lavoro più rischiosi».

Molto preoccupante è anche l’incremento delle denunce di infortunio mortale, passate dalle 651 dei primi otto mesi del 2016 alle 682 di quest’anno, con un aumento, dunque, di 31 vittime. Uomini e donne che sono usciti di casa la mattina per recarsi al lavoro e non sono più tornati, lasciando le famiglie nella più cupa disperazione. Una strage pressoché quotidiana che, soltanto nell’ultima settimana, ha visto altre sei vittime oltre a due feriti gravi.

«È tempo di riflessioni e di confronti che devono dare seguito a provvedimenti stringenti – aggiunge Bettoni –. Per questo – conclude il presidente dell’Anmil – la Giornata per le Vittime del Lavoro rappresenta un’importante occasione per riflettere e programmare le azioni più efficaci da intraprendere. Noi come Anmil siamo pronti a fare la nostra parte e dare il massimo supporto per promuovere la cultura della prevenzione, ma questa lotta agli infortuni si vince solo operando tutti con un medesimo obiettivo: il rispetto della salute e della vita dei lavoratori».

Maggiori controlli e più sicurezza sono chiesti a gran voce anche dai sindacati. Cgil, Cisl e Uil hanno diramato una dura nota congiunta dopo la morte, avvenuta venerdì, di un lavoratore marittimo di 45 anni nel porto di Taranto. L’uomo era impegnato su un pontone nel dragaggio dei fondali, quando è stato colpito dal cedimento di una struttura assicurata da cavi in tensione ed è morto all’istante. Secondo le organizzazioni sindacali dei trasporti, «non sono più rinviabili i decreti di attuazione delle norme su salute e sicurezza relative al lavoro in porto e sulle navi. Vanno riformate le normative vigenti ed effettuate tutte le verifiche e tutti i controlli per evitare che eventi drammatici continuino ad accadere nei porti del nostro Paese ed altri lutti colpiscano i lavoratori e le loro famiglie. Spetta al Ministero dei Trasporti, spesso sensibile su queste tematiche – sostengono infine Filt, Fit e Uiltrasporti – finalmente predisporre nuove e più incisive norme che prevengano il ripetersi di troppi incidenti mortali».

Infine, un appello a una narrazione più corretta e rispettosa degli incidenti sul lavoro, arriva da Marco Bazzoni, operaio metalmeccanico di Firenze, rappresentante dei lavoratori per la sicurezza, che da anni si batte sul fronte della prevenzione. Nei giorni scorsi, Bazzoni ha lanciato l’appello “Non chiamatele più morti bianche”. «Quelle sul lavoro non sono “morti bianche”, quasi fossero candide, immacolate, innocenti, ma sono sporche, sporchissime!», scrive l’operaio nell’appello che ha lanciato in Rete.

da avvenire