Giordania: Khouri, accogliamo siriani e lavoriamo per pace

(di Cristiana Missori)

ROMA – “Dall’inizio della guerra in Siria la Giordania ha accolto oltre 1,3 milioni di siriani”. Un peso straordinario che la monarchia hashemita ha potuto sostenere ”in maniera adeguata, grazie agli aiuti dei nostri partner e alle organizzazioni internazionali”. La situazione resta però molto complessa perché grazie alle risorse che riceviamo non arriva a coprire il 50 per cento di quanto necessitiamo per sostenere i rifugiati presenti sul nostro territorio”. E’ quanto ricorda l’ambasciatore giordano in Italia, Fayiz Khouri, intervenuto oggi a un Forum all’ANSA.

La comunità internazionale si è mobilitata, ammette il diplomatico, ”ma gli aiuti alla Giordania impegnata a sostenere la drammatica crisi dei rifugiati siriani ”sono largamente insufficienti”. Dalla crisi siriana alla paralisi del processo di pace in Medio Oriente. “In questo processo di pace in cui la Giordania ha un ruolo attivo”, ricorda Khouri, ”nulla si sta muovendo.

Noi siamo partner in questi negoziati. Noi staremo soltanto a guardare. Dal 1994 abbiamo siglato un accordo di pace con Israele. Da allora pero non abbiamo visto molti progressi”. La posizione di Amman, rammenta, è quella portata avanti dall’iniziativa di pace araba (guidata dall’Arabia Saudita) che prevede ”uno Stato palestinese indipendente con Gerusalemme Est capitale e confini chiari”. Senza un quadro certo e definitivo, dice, non potranno esserci né ”stabilità, né sviluppo, né sicurezza” per nessuno. Malgrado lo stallo, avverte Khouri, ”noi restiamo positivi”. In una regione devastata da guerre e caratterizzata da una forte instabilità, la Giordania resta un Paese relativamente tranquillo. La ricetta, spiega, è quella di essere ”un Paese moderato, dove la monarchia ha saputo posizionare la Giordania in maniera equilibrata sullo scacchiere internazionale”. Pur non avendo risorse di rilievo ”siamo riusciti a investire molto nei settori dell’educazione, della salute, della sicurezza, della coesione nazionale. Una scelta che ha pagato in termini di pace e stabilità”. A sostenere l’economia del piccolo Paese, ancora oggi è il turismo ”che ha sempre rappresentato circa il 12-15 per cento del nostro Prodotto interno lordo. Oggi siamo al 10-11 per cento. E vorremmo ritornare a questi livelli”. E il flusso di arrivi dall’Italia nei primi 4 mesi del 2018 è in forte aumento, sottolinea. Con Roma l’intesa è eccellente. ”L’Italia è il nostro secondo partner commerciale in Ue (la Germania è il primo)”.

Dall’hi-tech all’agroalimentare, l’Italia vende molto più di quanto la Giordania non esporti verso il Belpaese. ”Il nostro obiettivo – conclude è di incrementare le nostre esportazioni.

In particolare nel campo agroalimentare, ma anche i nostri scambi culturali”. (ANSAmed).