Evoluzione, il dialogo possibile fra scienza e fede

DI FIORENZO FACCHINI

Nei numerosi incontri che ho avuto sul tema dell’evoluzione, in campo scientifico e divulgativo, non mancavano mai domande sulla creazione, anche perché non tenevo nascosta la mia identità di prete. Le domande su questo tema non esprimono solo una curiosità intellettuale, ma possono avere implicazioni sulla vita dell’uomo e della società. Se veniamo dal nulla e tutto finisce nel nulla, ci si può chiedere che senso abbia la vita.

Nella ricerca delle risposte agli interrogativi sulle origini si sono impegnate, a volte scontrate, scienza e religione. In epoca moderna si è giunti, non senza difficoltà, a una migliore definizione degli ambiti, pur riscontrandosi, a volte, posizioni ideologiche che non favoriscono il dialogo. Oggi si riconoscono competenze e ambiti diversi nelle questioni sulle origini. Non si possono ricavare dalla scienza risposte a interrogativi di tipo esistenziale, sul perché dell’universo e dell’uomo. Ma non si possono neppure cercare nella religione risposte sul quando e come si è formato l’universo o è comparsa la vita o l’uomo.

Scienziati onesti lo riconoscono.

Stephen Gould parla di due «magisteri indipendenti» di scienza e religione. Dunque magisteri paralleli che non si incontrano mai? A mio parere questi magisteri hanno punti di contatto nella ricerca della verità sulle cose e sull’uomo, nella persona che cerca la verità, di fare la sintesi di cui ha bisogno. Non mi basta una conciliabilità delle vedute della scienza e della fede, e la convinzione che la visione evolutiva non contrasta con la fede cristiana. È questo il tema del mio volume «”Fatti non foste…”. Come siamo diventati uomini e perché vogliamo rimanere tali» (San Paolo, Prefazione di J.-R. Armogathe, Postfazioni di G. Lorizio e G. Prosperi). Dalle osservazioni della scienza emergono tante domande che vanno oltre e fanno pensare ad altri orizzonti che non si affrontano coi metodi della scienza. Le domande che sorgono non sono solo provocatorie. Non ci si può accontentare, rimandando ad altri orizzonti di conoscenza. Esse possono contenere qualche suggestione che sollecita a visioni più ampie. Ad esempio, la «relazione» fra i corpi, che caratterizza la realtà, ai vari livelli (inorganico, organico, biologico) e continua con l’uomo nella organizzazione sociale è una grande suggestione per le implicazioni che può avere sul piano filosofico, sociale e anche religioso. Teilhard de Chardin ha colto questo aspetto nella sua visione evolutiva con l’ipotesi della «energia radiale» che culmina nella vita sociale umana.

Giovanni Paolo II ha rilevato il nesso tra evoluzione e creazione: «L’evoluzione suppone la creazione e la creazione si pone nella luce dell’evoluzione come un avvenimento che si estende nel tempo». Secondo Pannenberg, la creazione non è un inizio remoto o a diversi stadi, ma riguarda l’essere nella sua temporalità e nel suo divenire. L’orizzonte si amplia in una visione cristocentrica, nella quale vari teologi, da Rahner a Moltmann, hanno affrontato il tema della evoluzione. In questa prospettiva unitaria ho cercato di sviluppare il tema dell’evoluzione della vita e dell’uomo, in due parti distinte (scientifica e teologica), nelle provocazioni che reciprocamente si pongono, nelle domande che sorgono, nei possibili punti di contatto.

* docente emerito Università di Bologna

Nel suo più recente libro l’antropologo Facchini mostra i punti di contatto tra le due

La copertina del libro