MESSAGGIO Papa Francesco: a Istituti secolari, “fare unità tra azione e contemplazione”

“Fare unità tra consacrazione e secolarità, tra azione e contemplazione”. È l’invito rivolto dal Papa ai membri degli Istituti secolari, che il 25 agosto hanno concluso a Roma la loro Conferenza mondiale. Francesco, in un messaggio a firma del cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, ha invitato ciascun Istituto a una “sintesi rinnovata” tra l’aspetto laicale e quello di consacrazione di questa particolare chiamata. Ne dà notizia Radio Vaticana. Per il Papa, gli Istituti secolari sono “l’ala avanzata della Chiesa nella nuova evangelizzazione” e ciascuno di essi deve fare una “sintesi rinnovata” tra l’aspetto laicale e quello di consacrazione di questa particolare chiamata. Un punto d’incontro, spiega, che aiuti secolarità e consacrazione a stare “insieme” senza “mai” separarsi, pena il vivere “in maniera formalistica” certi impegni senza frutto. E nemmeno a “subordinare un elemento all’altro”. “Non si è – sostiene Francesco – prima laici e poi consacrati, ma nemmeno prima consacrati e poi laici, si è contemporaneamente laici consacrati”. E da ciò, soggiunge, “deriva anche un’altra conseguenza importantissima: ci vuole un discernimento continuo, che aiuti a operare l’equilibrio; un atteggiamento che aiuti a trovare Dio in tutte le cose”.

Per riuscirvi, ci vuole un’accurata formazione che chiarisca come, pur non “essendo richiesta” ai laici degli Istituti secolari la vita comunitaria, tuttavia “è essenziale – indica il Papa – la comunione con i fratelli”. Inoltre, prosegue, “la secolarità si muove con un ampio respiro, su vasti orizzonti” e questo spinge a chi ne fa parte di accettare da un lato “la complessità, la frammentarietà e la precarietà del nostro tempo” e dall’altro di essere creativi nell’“immaginare nuove soluzioni, inventare risposte inedite e più adeguate alle nuove situazioni che si presentano”, “vivendo – asserisce Francesco – una spiritualità capace di coniugare i criteri che vengono ‘dall’alto’, dalla grazia di Dio, e i criteri che vengano ‘dal basso’, dalla storia umana”, letta e interpretata. Il Papa esorta gli Istituti secolari a un’intensa “vita di preghiera”, a “essere un focolare acceso” per uomini e donne che cercano una luce e, per il fatto di essere immersi nel mondo, “testimoni del valore della fraternità e dell’amicizia”. Allora, conclude, “la sfida più grande, anche per gli istituti secolari, è quella di essere scuole di santità”, con i consigli evangelici di castità, povertà e obbedienza a testimoniare che si può essere liberi e umili e a servizio degli altri. “Qual è – si domanda – l’umanità che avete davanti? Persone che hanno perso la fede o che vivono come se Dio non esistesse, giovani senza valori e ideali, famiglie sfaldate, disoccupati, anziani soli, immigrati…”. Quanti “volti incrociate per la strada, recandovi al lavoro o andando a fare la spesa. Quante occasioni avete per dare ristoro, incoraggiare, dare speranza, portare consolazione!”. Il vostro modello, termina Francesco, sia sempre Maria, che “conduceva una vita normale, simile a quella di tanti altri, e così collaborava all’opera di Dio”.

sir