Esegesi – XIV Domenica del T. O. – Anno C

Da: “Lectio Divina sui Vangeli festivi” A. Cilia. ©Elledici

Contesto per situare il brano

Poco prima del nostro testo, in Luca 9,51, inizia la seconda tappa dell’attività apostolica di Gesù, cioè, un lungo viaggio verso Gerusalemme (Lc 9,51-19,29). La prima tappa avvenne in Galilea e iniziò con la presentazione del programma di Gesù nella sinagoga di Nazaret (Lc 4,14-21). Nella seconda tappa, entra in Samaria, invia messaggeri davanti a lui (Lc 9,52), e attira nuovi discepoli (Lc 9,57-62). La seconda tappa inizia con la designazione degli altri 72 discepoli e con la presentazione del programma che deve orientarli nell’azione missionaria (Lc 10,1-16). Luca suggerisce così che questi nuovi discepoli non sono più giudei della Galilea, ma samaritani, e che il luogo dove Gesù annuncia la Buona Novella non è più la Galilea bensì la Samaria, il territorio degli esclusi.
L’obiettivo della missione che i discepoli ricevono è la ricostruzione della vita comunitaria. Al tempo di Gesù c’erano vari movimenti che, come Gesù, cercavano un modo nuovo di vivere e convivere: farisei, esseni, zeloti, Giovanni Battista ed altri. Molti di loro formavano una comunità di discepoli (Gv 1,35; Lc 11,1; At 19,3) e avevano i loro missionari (Mt 23,15). Ma c’era una grande differenza. La comunità dei farisei, per esempio, viveva separata dalla gente. La comunità attorno a Gesù viveva in mezzo alla gente. La proposta di Gesù per i 72 discepoli riscatta gli antichi valori comunitari che si stavano perdendo, quali per esempio l’ospitalità, l’accoglienza, la condivisione, la comunione attorno alla mensa, l’accoglienza degli esclusi. Gesù cerca di rinnovare e di riorganizzare le comunità, in modo che siano di nuovo un’espressione dell’Alleanza, un’espressione del Regno di Dio.

Commento del testo

Lc 10,1 – La missione.
Gesù invia i discepoli nei luoghi dove lui stava per recarsi. Il discepolo è il portavoce di Gesù. Non è il padrone della Buona Novella. Gesù li invia a due a due. Ciò favorisce l’aiuto reciproco, e così la missione non è individuale, bensì comunitaria. Due persone rappresentano meglio la comunità.

Lc 10,2-3 – La corresponsabilità.
Il primo compito è quello di pregare perché Dio mandi operai. Tutti i discepoli di Gesù devono sentirsi responsabili della missione. Per questo devono pregare il Padre, per la continuità della missione. Gesù invia i suoi discepoli come agnelli in mezzo a lupi. La missione è un compito difficile e pericoloso. E il sistema in cui vivevano ed in cui ancora viviamo era e continua ad essere contrario alla riorganizzazione della gente in comunità vive. Chi, come Gesù, annuncia l’amore in una società organizzata a partire dall’egoismo individuale e collettivo, sarà agnello in mezzo ai lupi, sarà crocifisso.

Lc 10,4-6 – L’ospitalità.
I discepoli di Gesù non possono portare nulla, né borsa, né sandali. Solo devono portare la pace. Ciò significa che devono confidare nell’ospitalità della gente. Così il discepolo che va senza nulla, portando solo la pace, mostra che ha fiducia nella gente. Pensa che sarà accolto e la gente si sente rispettata e confermata. Per mezzo di questa pratica i discepoli criticavano le leggi dell’esclusione e riscattavano gli antichi valori della convivenza comunitaria del popolo di Dio. Non salutare nessuno lungo la strada significa che non si deve perdere tempo con le cose che non appartengono alla missione. È possibile che si tratti di un’evocazione
dell’episodio della morte del figlio della sunammita, dove Eliseo dice al servo: «Parti! Se incontrerai qualcuno, non salutarlo» (2 Re 4,29), perché si trattava di un caso di morte. Annunciare la Buona Novella di Dio è un caso di vita o di morte!

Lc 10,7 – La condivisione.
I discepoli non devono andare da una casa all’altra, ma rimanere nella stessa casa. Cioè devono convivere in modo stabile, partecipare alla vita e al lavoro della gente del luogo e vivere di ciò che ricevono in cambio, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Ciò significa che devono aver fiducia nella condivisione. E così, per mezzo di questa nuova pratica, loro riscattavano una delle più antiche tradizioni del popolo di Dio, criticando la cultura di accumulazione che segnava la politica dell’Impero romano e annunciavano un nuovo modello di convivenza umana.

Lc 10,8 – La comunione attorno alla mensa.
I discepoli devono mangiare ciò che la gente offre loro. Quando i farisei andavano in missione, andavano preparati. Portavano sacco e denaro per potersi occupare del proprio cibo. Ritenevano di non potersi fidare del cibo della gente perché non sempre era ritualmente «puro». Così, le osservanze della Legge della purezza legale, invece di aiutare a superare le divisioni, indebolivano il vissuto dei valori comunitari. I discepoli di Gesù non dovevano separarsi dalla gente, ma al contrario, dovevano accettare la comunione attorno alla mensa. Nel contatto con la gente, non potevano aver paura di perdere la purezza legale. Il valore comunitario della convivenza fraterna prevale sull’osservanza delle norme rituali. Agendo così, criticavano le leggi della purezza che erano in vigore e annunciavano un nuovo accesso alla purezza, all’intimità con Dio.

Lc 10,9a – L’accoglienza degli esclusi.
I discepoli devono occuparsi dei malati, curare i lebbrosi e cacciare i demoni (cf Mt 10,8). Questo significa che devono accogliere dal di dentro della comunità coloro che da essa furono esclusi. La pratica della solidarietà critica la società che esclude una persona dal resto della comunità. E così si recupera l’antica tradizione profetica del goêl. Fin dai tempi più antichi la forza del clan o della comunità si rivelava nella difesa dei valori della persona, della famiglia e del possesso della terra, e concretamente si manifestava ogni «sette volte sette anni» nella celebrazione dell’anno giubilare (Lv 25,8-55; Dt 15,1-18).

Lc 10,9b – La venuta del Regno.
Ospitalità, condivisione, comunione attorno alla mensa, accoglienza degli esclusi (goêl) erano le quattro colonne che dovevano sostenere la vita comunitaria. Però a causa della situazione difficile di povertà, della mancanza di impiego, della persecuzione e della repressione da parte dei romani, queste colonne erano crollate. Gesù vuole ricostruirle e afferma che, se si ritorna a queste quattro esigenze, i discepoli possono annunciare ai quattro venti: È vicino a voi il regno di Dio! Annunciare il regno non è in primo luogo insegnare verità e dottrine, ma portare le persone a un nuovo modo di vivere e di convivere, a un nuovo modo di agire e di pensare, partendo dalla Buona Novella che Gesù ci annuncia: Dio è Padre, e quindi noi siamo fratelli e sorelle gli uni degli altri.

Lc 10,10-12 – Scuotere la polvere dai sandali.
Come intendere questa minaccia così severa? Gesù non è venuto a portare una cosa totalmente nuova. È venuto a riscattare i valori comunitari del passato: l’ospitalità, la condivisione, la comunione attorno alla mensa, l’accoglienza degli esclusi. Ciò spiega la severità contro coloro che rifiutano il messaggio. Ma loro non rifiutano qualcosa di nuovo, bensì il loro passato, la propria cultura e saggezza! Il programma di Gesù ai 72 discepoli aveva lo scopo di scavare nella memoria, di riscattare i valori comunitari della più antica tradizione, di ricostruire la comunità e di rinnovare l’alleanza, di rifare la vita e così di fare in modo che Dio diventi di nuovo la grande Buona Notizia per la vita umana.

Lc 10,17-20 – Il nome scritto nel cielo.
I discepoli ritornano dalla missione e si riuniscono con Gesù per valutare quanto fatto. Cominciano a raccontare. Informano con molta gioia che, usando il nome di Gesù, sono riusciti a scacciare i demoni! Gesù li aiuta nel discernimento. Se loro riescono a cacciare i demoni, è proprio perché Gesù ha dato loro potere. Stando con Gesù non potrà succedere loro nulla di male. E Gesù dice che la cosa più importante non è scacciare i demoni, ma avere il loro nome scritto nel cielo. Avere il proprio nome scritto nel cielo vuol dire avere la certezza di essere conosciuti e amati dal Padre. Poco prima, Giacomo e Giovanni avevano chiesto di far cadere un  fuoco dal cielo per uccidere i samaritani (Lc 9,54). Ora, per l’annuncio della Buona Novella, Satana cade dal cielo (Lc 10,18) e i nomi dei discepoli samaritani entrano nel cielo! In quel tempo molte persone pensavano che quanto era samaritano era cosa del demonio, cosa di Satana (Gv 8,48). Gesù cambia tutto!