Esegesi – II Domenica del T.O. – Anno C

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Chiave di lettura

Il vangelo di questa seconda Domenica del tempo ordinario ci pone davanti la celebrazione delle nozze di Cana, in Galilea. Tanto allora come oggi, a tutti piace la festa: la festa per un matrimonio o per un battesimo, la festa del compleanno, la festa del patrono o della patrona della chiesa, la festa di fine d’anno, festa e più festa… Ci sono delle feste che restano impresse nella nostra memoria e che nel trascorso del tempo assumono un significato sempre più profondo.
Altre feste le dimentichiamo. Non le ricordiamo più, perché hanno perso il loro significato. La festa delle nozze di Cana, così come è stata descritta nel vangelo di Giovanni (Gv 2,1-12), è rimasta viva nella memoria del popolo cristiano e, ad alcuni pochi, ha svelato un senso più profondo.
Per capire questa scoperta progressiva del significato delle nozze di Cana dobbiamo ricordare che il vangelo di Giovanni è diverso dagli altri vangeli. Giovanni descrive i fatti della vita di Gesù in modo tale che i lettori scoprano in essi una dimensione più profonda, che solo la fede riesce a percepire. Giovanni fa, al tempo stesso, una fotografia e i raggi X. Per questo, durante la lettura, è bene fare molta attenzione ai dettagli del testo, soprattutto a queste due cose:
(i) agli atteggiamenti e ai comportamenti delle persone e
(ii) alla mancanza e abbondanza che appaiono nella festa delle nozze di Cana.

Una divisione del testo per aiutarne la lettura

  • Gv 2,1-2: Festa delle nozze. Maria è presente, Gesù è l’invitato.
  • Gv 2,3-5: Gesù e sua madre dinanzi alla mancanza di vino.
  • Gv 2,6: Le giare della purificazione sono vuote.
  • Gv 2,7-8: L’iniziativa di Gesù e dei servitori.
  • Gv 2,9-10: La scoperta del segno da parte del maestro di tavola.
  • Gv 2,11: Commento dell’evangelista.

Contesto per situare il brano

Quando diciamo «Fotografia», indichiamo i fatti in sé, tali e quali appaiono davanti ai nostri occhi. Quando diciamo «Raggi-X», indichiamo la dimensione più profonda, invisibile agli occhi, che è racchiusa nei fatti e che solo la fede ci fa percepire e ci rivela.
È nel modo di descrivere i fatti che Giovanni fa i Raggi-X alle parole e ai gesti di Gesù. Mediante questi piccoli dettagli e allusioni, egli mette in risalto la dimensione simbolica e, così facendo, ci aiuta a penetrare più a fondo nel mistero della persona e del messaggio di Gesù. Nelle nozze di Cana, in Galilea, avviene il mutamento dell’acqua delle purificazioni dei Giudei in vino per la festa delle nozze. Vediamo da vicino i dettagli con cui Giovanni descrive la festa, in modo da capire il significato più profondo di questo episodio così bello e molto conosciuto.

Commento del testo

Gv 2,1-2 – Festa di nozze. Gesù è l’invitato.
Nell’Antico Testamento, la festa delle nozze era un simbolo dell’amore di Dio verso il suo popolo. Era ciò che tutti si aspettavano nel futuro (Os 2,21-22; Is 62,4-5). E proprio in una festa di nozze, attorno a una famiglia e a una comunità, Gesù compie il suo «primo segno» (Gv 2,11). La Madre di Gesù si trovava alla festa. Gesù e i suoi discepoli
erano invitati. Cioè, la Madre di Gesù fa parte della festa. Simbolizza l’Antico Testamento. Anche Gesù è presente, ma in veste di invitato. Lui non fa parte dell’Antico Testamento. Insieme ai suoi discepoli lui è il Nuovo Testamento che sta arrivando. La Madre di Gesù aiuterà il passaggio dall’Antico al Nuovo Testamento.

Gv 2,3-5 – Gesù e sua madre davanti alla mancanza di vino.
Nel bel mezzo della festa, finisce il vino. La Madre di Gesù riconosce i limiti dell’Antico Testamento e prende l’iniziativa, affinché si manifesti il Nuovo Testamento. Si avvicina a Gesù e constata: «Non hanno vino!». Qui appaiono sia la foto che i raggi-X. La foto rappresenta la Madre di Gesù quale persona attenta ai problemi degli altri tanto da rendersi conto che la mancanza di vino rovinerebbe la festa. E non solo lei constata il problema, ma prende anche iniziative efficaci per risolverlo. I raggi-X rivelano la dimensione più profonda del rapporto tra l’Antico Testamento (la Madre di Gesù) e il Nuovo Testamento (Gesù). La frase «Non hanno vino!», viene dall’Antico Testamento, e provoca in Gesù l’azione che farà nascere il Nuovo. Gesù dice: «Donna, che vuoi da me?». Ossia, qual è il legame tra l’Antico ed il Nuovo Testamento? «Non è ancora giunta la mia ora!». Maria non capì la risposta come un no, poiché dice ai servi: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela». È facendo ciò che Gesù insegna che si passa dall’Antico al Nuovo! L’ora di Gesù, in cui avverrà il passaggio dall’Antico al Nuovo, è la sua passione, morte e risurrezione. Il mutamento dell’acqua in vino è l’indicazione anticipata del nuovo che nascerà a partire dalla morte e dalla risurrezione di Gesù.
Alla fine del primo secolo, si discuteva tra i primi cristiani riguardo alla validità dell’Antico Testamento. Alcuni non volevano saperne più dell’Antico Testamento. Nella riunione degli Apostoli a Gerusalemme, Giacomo difese la continuità dell’uso dell’Antico Testamento (At 15,13-21). Infatti, all’inizio del secondo secolo, Marcione rifiutò l’Antico Testamento e rimase solamente con i libri del Nuovo Testamento. Alcuni sostenevano perfino che dopo la venuta dello Spirito Santo non si doveva più ricordare Gesù di Nazaret, ma parlare solo di Cristo Risorto. In nome dello Spirito Santo dicevano: «Gesù è anatema!» (1 Cor 12,3).

Gv 2,6 – Le giare della purificazione sono vuote.
Si tratta di un piccolo dettaglio, molto significativo. Le giare solevano essere sempre piene, soprattutto durante una festa. Qui sono vuote! Perché? L’osservanza delle leggi della purezza, simbolizzata dalle sei giare, ha esaurito tutte le sue possibilità. L’antica legge è riuscita già a preparare la gente a poter stare in unione di grazia e di giustificazione dinanzi a Dio. Le giare, l’antica alleanza, sono vuote! Non più in grado di generare una vita nuova.

Gv 2,7-8 – Gesù e i servi.
La raccomandazione della Madre di Gesù ai servi è l’ultimo grande ordine dell’Antico Testamento: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela». L’Antico Testamento guarda verso Gesù. D’ora in poi saranno le parole e i gesti di Gesù a marcare la vita. Gesù chiama i servi e ordina loro di versare acqua nelle sei giare vuote. In tutto, oltre seicento litri! Subito ordina di attingere e di portare al maestro di tavola. Questa iniziativa di Gesù accade senza che i padroni della festa intervengano. Né Gesù, né la madre, né i servi erano ovviamente i padroni. Nessuno di loro andò a chiedere il permesso ai padroni. Il rinnovamento passa per persone che non appartengono al centro del potere.

Gv 2,9-10 – Scoperta del segno da parte del padrone della festa.
Il maestro di tavola assaggia l’acqua trasformata in vino e dice allo sposo: «Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio… Tu, invece hai tenuto da parte il vino buono finora»! Il maestro di tavola, l’Antico Testamento, riconosce pubblicamente che il Nuovo è migliore! Dove prima c’era l’acqua per i riti della purificazione dei Giudei, ora c’è vino abbondante per la festa. Era molto vino! Oltre seicento litri, e la festa volgeva quasi al termine! Qual è il senso di questa abbondanza? Cosa si fece con il vino avanzato? Lo stiamo bevendo fino ad oggi!

Gv 2,11 – Commento dell’evangelista.
Questo è il primo segno. Nel quarto vangelo, il primo segno avviene per aiutare nella ricostruzione della famiglia, della comunità, per ricucire i rapporti di base tra le persone. Seguiranno altri sei segni. Giovanni non usa la parola miracolo, bensì la parola segno. La parola segno indica che le azioni di Gesù a favore delle persone hanno un valore più profondo, che si scopre solo con i raggi-X della fede. La piccola comunità che si è formata attorno a Gesù quella settimana, vedendo il segno, fu in grado di percepire il significato più profondo e «credettero in lui».

Ampliando l’informazione

Nozze assai attese

Nel vangelo di Giovanni, l’inizio della vita pubblica di Gesù avviene in una festa di nozze, momento di molta gioia e di molta speranza. Proprio per questo, le nozze di Cana hanno un significato simbolico molto forte. Nella Bibbia, il matrimonio è l’immagine usata per significare la realizzazione della perfetta unione tra Dio e il suo popolo. Queste nozze tra Dio e il suo popolo erano attese già da molto tempo, da oltre ottocento anni!
Fu il profeta Osea (verso l’anno 750 a.C.) che, per la prima volta, rappresentò la speranza di queste nozze raccontando la parabola dell’infedeltà del popolo dinanzi alla proposta di JHWH. La monarchia di Israele aveva abbandonato JHWH e la sua misericordia, conducendo il popolo verso falsi dei. Ma il profeta, sicuro dell’amore di Dio, dice che il popolo sarà condotto di nuovo nel deserto per ascoltare da Dio la seguente promessa: «Ti farò mia sposa per sempre, ti farò mia sposa nella giustizia e nel diritto, nell’amore e nella benevolenza, ti farò mia sposa nella fedeltà e tu conoscerai il Signore» (Os 2,21-22). Questo sposalizio tra Dio e il popolo indica che l’ideale dell’esodo sarà raggiunto (Os 2,4-25). Circa centocinquanta anni dopo, il profeta Geremia riprende le parole di Osea per denunciare la monarchia di Giuda. E dice che Giuda avrà lo stesso destino di Israele a causa della sua infedeltà (Ger 2,2-5; 3,11-13). Ma anche Geremia guarda verso la speranza di uno sposalizio perfetto con la novità seguente: sarà la donna che sedurrà il marito (Ger 31,22). E malgrado la crisi generata dall’esilio in Babilonia, il popolo non perde la speranza che un giorno questo sposalizio avverrà. JHWH avrà compassione della sua sposa abbandonata (Is 54,1-8). Con il ritorno degli esiliati, l’«Abbandonata» tornerà ad essere la sposa accolta con grande gioia (Is 62,4-5).
Infine, guardando verso la Novità che sta arrivando, Giovanni Battista guarda verso Gesù, lo sposo atteso (Gv 3,29). Nei suoi insegnamenti e conversazioni con la gente, Gesù riprende la parabola di Osea, il sogno delle nozze perfette. Lui si presenta come lo sposo atteso (Mc 2,19). Nel dialogo con la samaritana, si presenta discretamente come il vero sposo, il settimo (Gv 4,16-17). Le comunità cristiane accetteranno Gesù come lo sposo atteso (2 Cor 11,2; Ef 5,25-31). Le nozze di Cana vogliono dimostrare che Gesù è il vero sposo che giunge per le tanto attese nozze, portando un vino gustoso ed abbondante. Queste nozze definitive sono descritte con belle immagini nel libro dell’Apocalisse (Ap 19,7-8; 21,1-22,5).

La Madre di Gesù nel vangelo di Giovanni

Pur non essendo mai chiamata con il nome di Maria, la Madre di Gesù appare due volte nel vangelo di Giovanni: all’inizio delle nozze di Cana (Gv 2,1-5) e alla fine, ai piedi della Croce (Gv 19,25-27). Nei due casi rappresenta l’Antico Testamento che aspetta l’arrivo del Nuovo, e nei due casi, contribuisce all’arrivo del Nuovo. Maria è il legame tra ciò che c’era prima e ciò che verrà dopo. A Cana, lei, la madre di Gesù, simbolo dell’Antico Testamento, è colei che percepisce i limiti dell’Antico Testamento e fa i passi opportuni affinché possa giungere il Nuovo. Ai piedi della Croce, sta accanto al «Discepolo Amato». Il Discepolo Amato è la comunità che cresce attorno a Gesù, è il figlio che nasce dall’Antico Testamento. A richiesta di Gesù, il figlio, il Nuovo Testamento, riceve la Madre, l’Antico Testamento, nella sua casa. I due devono camminare insieme. Infatti il Nuovo non si capisce senza l’Antico. Il Nuovo non avrebbe base, fondamenta. E l’Antico senza il Nuovo sarebbe incompleto: un albero senza frutti.

I sette giorni della nuova creazione

Il testo inizia dicendo: «Il terzo giorno» (Gv 2,1)! Nel capitolo precedente, Giovanni aveva ripetuto già tre volte l’espressione «Il giorno dopo» (Gv 1,29.35.43). Facendo i calcoli, ci è offerto lo schema seguente: La testimonianza di Giovanni Battista su Gesù (Gv 1,19-28) avviene il primo giorno. «Il giorno dopo» (Gv 1,29), cioè il secondo giorno, avviene il battesimo di Gesù (Gv 1,29-34). Il terzo giorno, avviene la chiamata dei discepoli e di Pietro (Gv 1,35-42). Il quarto giorno, Gesù chiama Filippo e Filippo chiama Natanaele (Gv 1,43-51). Finalmente, «tre giorni dopo» cioè il settimo giorno, ossia, in pieno sabato, avviene il primo segno delle nozze di Cana (Gv 2,1). Lungo il vangelo, Gesù realizzerà sette segni.
Giovanni usa lo schema della settimana per presentare l’inizio dell’attività di Gesù. L’Antico Testamento si serve dello stesso schema per presentare la creazione. Nei primi sei giorni, Dio creò tutte le cose chiamandole per nome. Il settimo giorno si riposò, e non lavorò più (Gn 1,1-2,4). Così pure, Gesù nei primi giorni della sua attività, chiama le persone e crea la comunità, la nuova umanità. Il settimo giorno, cioè il sabato, Gesù non riposa, ma compie il primo segno. Lungo i capitoli seguenti, dal 2 fino al 19 incluso, realizzerà ancora sei segni, sempre di sabato (Gv 5,16; 9,14). Infine, al mattino della risurrezione, quando Maria Maddalena va al sepolcro, viene detto: «Il primo giorno della settimana » (Gv 20,1). È il primo giorno della nuova creazione, dopo quel sabato prolungato in cui Gesù fece i sette segni. Accusato di lavorare il sabato, Gesù rispose: «Il Padre mio agisce anche ora e anch’io agisco» (Gv 5,17). Attraverso l’attività di Gesù tra Cana e la Croce, il Padre completa ciò che manca nella vecchia creazione, in modo che possa sorgere la nuova creazione nella risurrezione di Gesù.

fonte: http://www.elledici.org/