Emergono una torre non conosciuta, monete, medagliette e croci votive dagli scavi della pieve di Toano

Il Dipartimento di Storia Culture Civiltà dell’Alma Mater Studiorum, Università di Bologna ha effettuato uno scavo archeologico presso la pieve di Santa Maria, nel comune di Toano, dal 31 luglio all’11 agosto 2017.

L’indagine si è svolta presso l’attuale pieve romanica, costruita nel medioevo all’interno di un castello di cui ad oggi si conserva solo parte di una torre, adibita in età moderna a campanile della chiesa. Lo scavo si inserisce in un più ampio progetto di collaborazione con l’Ufficio Beni Culturali e Nuova Edilizia di culto, della Diocesi di Reggio Emilia Guastalla (mons. Tiziano Ghirelli) per lo studio degli edifici ecclesiastici della Diocesi di Reggio Emilia. Lo scavo è stato realizzato con il contributo del Comune di Toano della Pro loco di Toano, la parrocchia di Toano e dalla Tecton soc. coop di Reggio Emilia.

“Abbiamo deciso di scavare nella Pieve di Toano – spiega  l’esperto medievalista Nicola Mancassola – perché era una Pieve importante nell’Appennino reggiano, già in mano ai Canossa nell’XI secolo, con una particolarità: aveva intorno un castello, per cui nel medesimo scavo si può analizzare sia la struttura religiosa, sia il castello circostante. La campagna di scavi è stata particolarmente proficua, sono stati scoperti vari elementi: innanzitutto una torre del castello, che non si conosceva per niente, forse un primo elemento della fortificazione medievale, che ha avuto una lunga frequentazione dal 1200 al 1500 quando è stata abbandonata. All’esterno della torre è emersa un’area di pavimentazione a selciato che divideva la torre dal cimitero attorno alla chiesa. Nell’altra area che abbiamo scavato, vicino alla zona delle absidi, è emersa una fase della chiesa più antica, probabilmente quella risalente al 1400, quando si era ricostruita l’abside principale di età romanica (fine XII-inizio XIII secolo) e tolto una piccola absidiola laterale per costruire la sacrestia. La chiesa più antica, fatta da una grande abside e la sacristia, può essere inserita fra il 1400 e il 1500, e si imposta, distruggendole, su delle tombe (che contiamo di scavare il prossimo anno) quantomeno del 1300, quindi quel l’intervento di può circoscrivere in quell’arco cronologico. La torre fu costruita tra la fine del 1100 e il 1200 e rimase in uso fino al 1500, quando venne abbandonata e demolita. Per l’area della necropoli abbiamo individuato una prima serie di tombe del 1400/1500 e altre più antiche del 1300. Altre sepolture, scavate nella roccia e prive di corredo, dovrebbero appartenere ad una fase ancora più antica ma potremo averne la certezza solo con l’esame del C14 e lo sapremo dopo la campagna di scavo.

L’obbiettivo di questa prima campagna di scavo – prosegue Mancassola – era valutare il deposito archeologico, vedere cosa, quanto e come si era conservato nel sottosuolo. Per cui quello che è stato rinvenuto sarà reinterrato e non sarà fruibile al pubblico. Nelle prossime campagne bisognerà valutare come strutturare l’intervento, visto che le scoperte sono di grande interesse, quindi sarebbe opportuno rendere i resti del castello visitabili e fruibili tutto il tempo dell’anno.

L’apporto della comunità locale è stato fondamentale per la realizzazione dello scavo. A tal proposito una ringraziamento particolare va fatto alla Pro Loco di Toano che ci ha dato un’indispensabile supporto logistico.

Oltre alle sepolture, i reperti archeologici rinvenuti sono rappresentati da monete, medagliette e croci votive, alcuni oggetti d’abbigliamento in bronzo (fibbie da cintura), ceramica da cucina, maiolica del 1300 e ceramica invetriata del 1500. Alcuni di questi elementi sono di un certo interesse, – conclude Mancassola – quali un puntale in bronzo dorato che ora dovrà essere studiato per una datazione sicura e che, pur con tutte le cautele del caso, potrebbe anche risalire all’età longobarda. Il grosso dei ritrovamenti sono state le sepolture e i resti umani. Tutti i materiali verranno ora portati all’Università di Bologna, dove verranno studiati e analizzati da specialisti”.

“Ringrazio l’amministrazione, la Pro Loco, il coro matildico Valdolo, la parrocchia e la curia, bar e ristoranti del posto e tutto il volontariato – afferma l’assessore alla cultura Vittorina Canovi – Un ringraziamento particolare va a Nicola Mancassola, James Tirabassi e Corrado Caselli. Sono molto contenta dei risultati ottenuti. Sicuramente il prossimo anno si riprenderanno gli scavi. Ora l’amministrazione si dovrà impegnare a trovare fondi per rendere visibili questi resti importanti”.

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