Emergenza educativa e crisi della famiglia

Negli ultimi tempi i media, ma anche le sentenze dei tribunali, hanno richiamato l attenzione sulla situazione giovanile, dal bullismo adolescenziale alla violenza gratuita, richiedendo una maggior responsabilità educativa da parte dei genitori.

Le cronache quotidiane pongono gravi interrogativi ai genitori di fronte ai giovani sempre più in preda a comportamenti deviati. Ma c’è anche, per fortuna, il rovescio della medaglia, purtroppo però poco conosciuto anche per la mancanza di una seria pastorale dei media.

Si parla da tempo di quella che viene definita l’"emergenza educativa" e le cronache di questi ultimi mesi ce la confermano in maniera drammatica.

Citiamo qualche episodio: due giovani rivolgono un complimento pesante a una ragazza in una discoteca milanese, il ragazzo che l’accompagnava interviene per dire di lasciarla in pace, i due lo aspettano fuori e lo accoltellano riducendolo in fin di vita. Gli aggressori sono due incensurati, senza precedenti, senza neppure una multa a loro carico, di famiglia cosiddetta normale. Ora sono in carcere accusati di tentato omicidio.

A Torino, un romeno di 15 anni viene accoltellato perché si rifiuta di dare il proprio cellulare a due connazionali: era un bravo ragazzo, frequentava la terza media e l’oratorio. Lo hanno avvicinato in quattro, prima gli hanno chiesto una sigaretta, lui ha risposto che non fumava e allora hanno voluto il cellulare: al suo no, lo hanno colpito e sono scappati.

A Napoli, nel carcere minorile, un ragazzo è stato stuprato, vessato e umiliato da tre detenuti diciannovenni, mentre un quarto (un minorenne) faceva da palo. E sempre a Napoli, due ragazzi di 15 e 17 anni hanno ferito gravemente una studentessa dopo averla scaraventata a terra nel tentativo di scipparle la borsetta.

Educare ai sentimenti e alle emozioni

Spostando l’obiettivo su un altro piano, scopriamo, in seguito ad un recente sondaggio della Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia (Sigo), che una giovanissima su sei – a 14 anni – ha già avuto un’esperienza sessuale, spesso tra i banchi di scuola e senza profilattico. Per 6 ragazze su 10, la prima volta è fra i 15 e i 18 ani e il fidanzato, per molte, non durerà più dell’anno scolastico.

L’indagine è stata svolta su un campione di 600 ragazze sotto i 26 anni. I dati della Sigo fotografano con crudezza la realtà: il 57% delle adolescenti ha rapporti sessuali a casa propria o del partner, ma il restante 43% lo fa in auto (19%), all’aperto (11%) e a scuola (10%); qualche volta anche tra i banchi delle medie. E i genitori spesso non lo sanno…

Per fortuna c’è anche il rovescio della medaglia da cui apprendiamo che il 28% delle adolescenti riscopre la verginità: rispetto a dieci anni fa aumenta tra le ragazze la voglia di aspettare il momento giusto e il fidanzato che si pensa di amare per la vita; il 6% delle intervistate afferma di essere contraria a rapporti prematrimoniali.

La differenza tra questi comportamenti opposti è legata al tipo di educazione che si impartisce in famiglia, e qui i genitori hanno un’importanza decisiva. Anche loro hanno una parte di responsabilità negli episodi di devianza dei figli e occorre tenerne conto.

Giustamente i giudici di Milano hanno condannato i genitori di cinque ragazzini dai 14 ai 15 anni, che avevano violentato più volte una ragazzina dodicenne, a pagare un risarcimento di 450 mila euro. E questo non tanto per non aver ben vigilato sui figli, quanto per non aver dato loro una «educazione dei sentimenti e delle emozioni» nel rapporto con le ragazze.

Una famiglia non è solida per il denaro, ma per l’equilibrio affettivo e formativo.

La responsabilità dei genitori

Nel commentare la sentenza sul Corriere della Sera Fulvio Scaparro scrive che «la comune esperienza e la ricerca internazionale convergono sul ruolo decisivo dei genitori e dell’ambiente di vita nella crescita dei figli. Il moltiplicarsi di comportamenti particolarmente odiosi che vedono protagonisti adolescenti in episodi di violenza sessuale, omicidi e ferimenti, bullismo, rapine e vandalismo, non può essere contrastato se non si tiene conto del fatto che un minorenne, proprio perché tale, è, volente o nolente, anche il risultato dell’azione o dell’inazione di chi ha o dovrebbe avere nei suoi confronti responsabilità educative e di vigilanza».

Certo, questo comporta per i genitori anche la capacità di dire "no" quando è il caso, a costo di scatenare inevitabili conflitti generazionali, ben sapendo che gli adolescenti possono essere influenzati negativamente da ambienti, modi di pensare e stili di vita che i mass media, in particolare la televisione, veicolano bombardandoci continuamente con notizie e programmi che sembrano fatti apposta per diseducare.

In positivo, si sta riscoprendo proprio per questo un’istituzione cresciuta all’ombra delle parrocchie – l’oratorio – che tanto contribuisce a dare ai giovani il senso autentico dei valori e il rispetto per gli altri.

Ed ecco un ultimo dato che conferma in maniera preoccupante la situazione di crisi del mondo sono sempre numerosi gli adolescenti in cura psichiatrica: «Casi borderline di disturbo della personalità», ha affermato il neuropsichiatra infantile Arturo Casoni, fondatore dell’Istituto Psicoanalitico per le Ricerche Sociali e curatore del libro "Adolescenza liquida", «colpiscono i giovani dai 14 ai 30 anni». E aggiunge trattarsi di un allarme rafforzato dal bullismo e dall’uso della droga e dell’alcool.

La famiglia è dunque centro di una crisi in anche i mass media hanno un ruolo determinante: una certa televisione in cui abbondano, oltre alla banalità e alla volgarità nel linguaggio e nelle immagini, scene di violenza di ogni genere.

La "fabbrica del bene"

Ma anche qui non manca il risvolto positivo: a fine gennaio, Milano ha ospitato nell’ambito delle "Giornate del Volontariato" oltre duecento stand, al Palazzo delle Stelline, che presentavano chi si occupa di anziani, chi di terzo mondo e di adozioni a distanza, che di cultura e di rispetto dell’ambiente, chi di malati e chi di donatori, chi assiste le donne sole e malate.

Si è parlato di "fabbrica del bene". Il tutto condito con convegni e dibattiti sui problemi della solidarietà nonché sui problemi e sulle prospettive delle varie associazioni interessate. Non dimentichiamo che il 2011 sarà l’Anno Europeo del Volontariato.

È stata l’ennesimo favorevole occasione per portare alla ribalta l’altra faccia della medaglia in un paese dove pare che i maggiori centri interesse per la gente siano il campionato di calcio o il Grande Fratello: una faccia che la "nostra" stampa ha il dovere di far conoscere e di alimentare.

Mai come oggi si sente il bisogno di una pubblicazione come Famiglia cristiana, impegnata sempre a raccontare i protagonisti di mille storie nascoste che testimoniano il Vangelo mediante la carità.

Ma accanto ad essa e alle altre testate cattoliche è necessario un impegno maggiore – non mi stancherò mai di raccomandarlo – anche da parte di quei parroci (e sono purtroppo ancora tanti!) che non attuano concretamente la pastorale dei mass media, a onta degli splendidi documenti che la Chiesa ha sfornato in materia. Senza loro decisiva collaborazione, il nostro impegno di Cooperatori Paolini non basterà e i messaggi negativi continueranno a prevalere, con le conseguenze che sappiamo.

Angelo Montonati – Il cooperatore paolino marzo 2010