Egitto in fiamme: 66 morti negli scontri «Morsi nella prigione di Mubarak»

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Venerdì di sangue in Egitto. Il bilancio degli scontri al Cairo nella nottata di Ieri è di 66 morti, stando al bilancio aggiornato del ministero della Salute. “È un massacro, nel vero senso della parola”, ha commentato Ahmed Nashar, portavoce della Coalizione Nazionale per la Difesa della Legittimità, cartello che raggruppa diversi movimenti di matrice ultra-religiosa. “Noi però – ha proseguito Nashar – continueremo con le nostre proteste pacifiche”. Secondo il procuratore generale, invece, sono stati i pro-morsi a sparare alle forze dell’ordine che stavano impedendo loro di bloccare un ponte. Incidenti si sono verificati anche ad Alessandria. La tensione è altissima in tutto il paese.

Intanto il ministro dell’Interno Mohamed Ibrahim ha dichiarato che l’ex presidente dell’Egitto Mohamed Morsi, destituito con il golpe del 3 luglio, verrà trasferito “con ogni probabilità” nel penitenziario di Torah Mahkoum, all’estrema periferia meridionale del Cairo, dove già sono rinchiusi Hosni Mubarak e i suoifigli Ala e Gamal.

Sugli scontri in Egitto è intervenuta Catherine Ashton, alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell’Unione Europea, esortando “tutti i protagonisti ad astenersi dalla violenza e a rispettare i principi delle proteste pacifiche e della non-violenza”, nella piena osservanza dei diritti umani poiché, ha concluso, “il confronto non è la soluzione”.

Intanto gli Stati Uniti, stando a quanto riferito dal presidente ad interim dell’Egitto Adli Mansour, avrebbero assicurato di rimanere un “partner forte” del popolo egiziano, al quale oggi viene offerta una “seconda occasione” per una transizione ordinata verso la democrazia.

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