Educare: un compito urgente tra emergenza e sfida

Il Segretario generale della CEI interviene a Bibione ROMA, lunedì, 12 luglio 2010 (ZENIT.org).
Generazione, tradizione e autorità sono queste per mons. Mariano Crociata, Segretario generale della CEI, le tre parole chiave utili “per una sfida educativa raccolta e condotta secondo verità”. E’ quanto ha detto il presule intervenedo il 5 luglio a Bibione, nel corso di una conferenza su “La sfida educativa”, inserita nel contesto della manifestazione “Bibione guarda all’Avvenire” organizzata dalla Parrocchia Santa Maria Assunta e dall’Ufficio comunicazioni sociali della Diocesi di Concordia-Pordenone. L’iniziativa, giunta quest’anno alla IV edizione, aveva come tema: “I mass-media cattolici: educarsi alla verità”. L’aspetto “più delicato”, nella “sfida educativa” che la Chiesa italiana ha deciso di raccogliere per questo decennio pastorale, ha detto all’inizio mons. Crociata è costituito “dalla tentazione relativista che mina in radice qualsiasi opera educativa”. Infatti, ha spiegato, “la disponibilità illimitata di forme e di interlocutori della comunicazione in questa epoca digitale ha già prodotto un riposizionamento delle tradizionali agenzie educative, a cominciare dalla famiglia e dalla scuola, spesso inesorabilmente marginalizzate o comunque ridimensionate”. Inoltre, ha aggiunto, “un senso malinteso di rispetto dell’autonomia e della libertà ha portato talora a teorizzare e praticare il rifiuto dell’opera educativa come tale, ritenendola lesiva o limitativa della personalità del bambino, del ragazzo o del giovane, la quale invece dovrebbe avere già in sé tutto ciò che è necessario alla sua maturazione umana e, dunque, avrebbe bisogno solo di un aiuto volto a facilitare la sua naturale evoluzione”. In una simile prospettiva, ha sottolineato il Segretario generale della CEI, “la famiglia non dovrebbe in alcun modo adottare misure costrittive o repressive e la scuola assumerebbe solo una funzione metodologica, come luogo di apprendimento di informazioni, di tecniche, di uso di strumenti di cui lo studente si servirebbe liberamente e creativamente per dar forma alla propria personalità”. “Purtroppo – ha poi avverito – a venir meno o ad essere messa in questione, prima che il compito educativo, è l’idea di persona umana, la visione della realtà nel suo insieme a cui fare riferimento”. “La sfida allora – ha indicato il presule – consiste nel raccogliere i cambiamenti di cui abbiamo parlato come delle opportunità, facendoli diventare possibilità in più per l’opera educativa; ma per fare ciò ci si deve innanzitutto intendere sulla necessità di una visione personalistica e di una idea di educazione”. Per questo mons. Crociata ha indicato tre esigenze imprescindibili: “Generazione, tradizione, autorità”. “Non basta essere procreati per essere generati: non basta metter al mondo una creatura per renderlo figlio e persona”, ha detto il Vescovo spiegando il significato del termine generazione. “La tradizione – ha affermato – rappresenta la condizione per lasciar emergere l’originalità e l’unicità di ciascuno”, poiché “non è nel vuoto che si può sviluppare una personalità originale, ma soltanto all’interno di un processo di trasmissione”. “Autorità”, ha concluso infine, è una parola che appare “ostica” ai nostri giorni, ma che invece, a patto di non essere “confusa con autoritarismo”, è “responsabilità a partire da un’autorevolezza personale e competente da parte dell’educatore”.