EDITORIA CATTOLICA Bestseller di Dio contro la crisi

Bestseller di Dio contro la crisi
In questi anni le librerie religiose hanno vissuto in un permanente stato di attesa: l’attesa di libri validi e di larga diffusione; l’attesa, soprattutto, degli scritti e delle encicliche di Benedetto XVI, che hanno via via suscitato interessi e consensi crescenti. In particolare, Gesù di Nazaret (2007 e 2011) e L’infanzia di Gesù (2012) sono stati un viatico per le librerie: tre volumi che insieme hanno superato in Italia il milione di copie vendute. Ora che, con l’elezione del nuovo Papa, inizia una nuova stagione, mentre si avvicinano anche altri eventi e anniversari editorialmente significativi, comincia per tutti una nuova attesa, sperando in un sempre più largo bacino di utenza.
In realtà, nonostante alcuni best-seller e altri titoli di buona vendibilità, l’editoria cattolica in genere non è riuscita ad andare oltre una determinata soglia. Per di più, anche i libri religiosi hanno patito la crisi recessiva e il saldo finale è risultato negativo. Lo si rileva dalla puntuale sintesi fornita da Giorgio Raccis, direttore del Consorzio per l’editoria cattolica (www.Rebeccalibri.it), che ha fornito i dati del Rapporto 2012, dove infatti si colgono più ombre che luci.

Non soltanto per il dato negativo del fatturato complessivo (-5,9%) – pur inferiore di due punti al calo registrato dal comparto librario nel suo insieme (-7/8%), anche in relazione alla diminuzione del prezzo medio del venduto -, o per il calo molto contenuto in termini di copie (-0,6%), percentuale sensibilmente più bassa di quella del mercato generale (-7%). Ma soprattutto per il dato emblematico che neppure il periodo natalizio, tradizionalmente un tempo forte per le vendite e per di più animato dal lancio dell’ultimo volume della trilogia di Benedetto XVI, L’infanzia di Gesù, è riuscito ad invertire la rotta e a far recuperare abbastanza per conseguire un risultato positivo. Segno che il Natale non basta più alle librerie e che viene a mancare una sostanziale continuità di vendita lungo tutto l’anno, al di là dei tradizionali mesi “buoni” (settembre-ottobre). Ma segno anche che l’enorme quantità di novità che sommerge le librerie, in particolare nell’ultimo periodo dell’anno, non ha più quel riscontro di pubblico che editori e librai vorrebbero e che, a giudicare dai dati, tende costantemente a diminuire. Infatti, l’incidenza delle novità sul fatturato è scesa di oltre tre punti (22,86%) rispetto al 2011 (26,05%), mentre il catalogo continua a salire (77,14).

Si tenga inoltre conto che anche il mercato del libro religioso è abbastanza concentrato: i primi cinque editori (Gruppo San Paolo, Libreria Editrice Vaticana, Elledici, Edb, Paoline) realizzano insieme oltre il 59% dei ricavi (con la San Paolo nettamente avanti rispetto agli altri con il 21,93%) e sono loro, quindi, che determinano buona parte delle sorti del mercato. La concentrazione riguarda però anche i punti vendita, con le librerie di catena che coprono il 75,63% del fatturato: dato da ridimensionare per la composizione stessa del “panel” di Arianna (che non include molte librerie religiose indipendenti), ma che resta comunque rilevante e crescente, vista la tendenza degli ultimi anni delle librerie di catena (+14%) e il decremento consistente di quelle indipendenti (-14%). Anche le vendite ripartite per dimensione di libreria sono significative: il 55,62% del fatturato viene assorbito da librerie tra i 100 e i 300 mq.

Al di là di questi dati contenuti nel Rapporto, ci sono altri elementi da considerare per inquadrare lo stato attuale dell’editoria cattolica. Il primo è il rapporto costi/ricavi, perché alla fin fine non conta solo quello che si vende, ma quello che resta in cassa. Da questo punto di vista, credo che ci sia ancora una sofferenza diffusa e che siano attualmente poche le case editrici e le librerie cattoliche che riescono a chiudere i bilanci in attivo. Un secondo problema è costituito dal fatto che quello del libro religioso è un mercato a sbalzi, fatto cioè di momentanee spinte, scosse o ondate positive che smuovono per qualche tempo le acque, passate le quali si torna alla “calma piatta”. Manca in sostanza una stabilità nella continuità. Si è inoltre intensificato in libreria, con chiara evidenza in determinati periodi o in coincidenza di eventi speciali, il sovraffollamento di titoli, che il pubblico non assorbe e che spesso non arriva neppure a conoscere. Qualche libraio si è perfino lamentato che L’infanzia di Gesù abbia concentrato sotto Natale l’attenzione dei più, distogliendola da altri libri che si sarebbero venduti bene se non fossero stati penalizzati dal best-seller di Benedetto XVI (che si sarebbe venduto anche in altri periodi, ma di cui, per ovvi motivi, non si poteva certo rimandare l’uscita). Un ultimo elemento importante da sottolineare è il movimento in atto nelle strategie e nelle dinamiche editoriali: nel rafforzare, dove possibile, i doppi binari del mercato (librerie/edicole; librerie religiose/laiche; Italia/estero); nel moltiplicare coedizioni o coproduzioni; nel creare alleanze e consorzi, anche sul piano distributivo.
Sull’evoluzione e la gestione positiva di questi fenomeni si gioca probabilmente lo sviluppo dell’editoria cattolica nei prossimi anni. C’è indubbiamente molto da lavorare da parte di tutti, ma il futuro è aperto.

 

Giuliano Vigini – avvenire.it