Ecumenismo in bicicletta

L’altro giorno ero lì che trafficavo intorno alle mie dueruote in garage, con la serranda aperta sulla pubblica via. Passa una signora in bicicletta, è visibilmente una badante dell’Est Europa: «Scusa, puoi aiutarmi? La ruota mi pare sgonfia». Ma certo. In effetti la gomma è piuttosto a terra, però è presto fatto: in due minuti la pressione viene reintegrata. «Quanto devo pagare?», fa lei contenta. Figuriamoci, l’aria è di tutti, anche quella leggermente compressa… «Allora dirò una preghiera per te stasera. Dimmi il tuo nome». A questo punto sono io a diventare curioso; chiedo: sei ortodossa? «Sì, ucraina ortodossa». E dove preghi? «Dalla persona dove lavoro, vicino al letto, c’è una statua della Madonna e allora…». Ma vai anche in chiesa? «Sì, qualche volta a Milano: c’è una parrocchia dove un prete ucraino dice la messa ogni domenica».

La signora badante rimonta in bicicletta, sistemando sul portapacchi una voluminosa confezione di pannoloni per adulti, e pedala via mentre faccio un veloce calcolo: anche lasciando perdere quelle provenienti da altri Paesi ortodossi, nella mia città le sole straniere ucraine sono circa 200; possibile che non abbiano un posto per pregare insieme e per celebrare le liturgie? Possibile che in questi anni le 7 parrocchie esistenti non si siano mai poste il problema di dare a queste sincere cristiane uno spazio?

Le chiese si svuotano, però mai che nessuno (almeno qui da me) abbia pensato di ripopolarle con credenti d’altro rito. Nelle parrocchie che si spopolano abbiamo sempre maggiore abbondanza di spazi, però un semplice luogo di ritrovo per le badanti non si trova; e infatti, nelle poche ore d’aria di cui dispongono o nei giorni di festa, le miti signore dell’Est si riconoscono sulle panchine delle nostre fredde piazze o ai giardini pubblici. Altro che ecumenismo, fratelli di fede, «Chiesa in uscita» e atteggiamento missionario…

Eppure mica sono pericolosi islamici, ai quali facciamo tante storie quando si chiede di concedere moschee o luoghi di culto… No, qui si tratta di cristiani come noi, persone di cui – se davvero pensassimo di essere sotto attacco musulmano – dovremmo anzi incentivare al massimo la presenza nelle nostre parrocchie… Invece niente: evidentemente quello che ci dà fastidio è lo straniero in sé, non la sua religione. Sento rimorso: la donna ucraina mi ha regalato una preghiera nella sua lingua, ma io non ho niente per ricambiare se non un po’ d’aria compressa. Ma che razza di cristiani siamo?

vinonuovo.it

pietro-e-andrea-abbraccio-ecumenico.jpg