Dopo France e prima di Rio2016: cercansi antidoti tra sport e fede

Uscita l’Italia dal Campionato europeo di calcio, il sistema dei media si prepara a raccontarci le Olimpiadi, ovvero quell’evento a motivo del quale, fosse anche solo per un giorno, qualunque giornale è disposto a scrivere di qualunque sport, invece che dei soliti tre o quattro, purché incrementi il medagliere italiano. Così mi è venuta la curiosità di controllare se nella Rete dell’informazione religiosa non fosse rimasto impigliato qualche contributo significativo, che si rivolgesse allo sport (tifato e/o praticato) con sguardo credente e anche ci predisponesse a ragionare oltre che tifare.
Sui social network i tifosi della rubrica radiofonica “Uomini e profeti” hanno rilanciato la puntata del 25 giugno, intitolata «Quando Dio è nel pallone» ( tinyurl.com/hwjv565 ) e compartecipata da Davide Zoletto, Lorenzo Galliani e Marco Dal Corso: sua una bella valorizzazione biblica delle doti di coraggio, altruismo e fantasia che Francesco De Gregori attribuisce ai calciatori ne “La leva calcistica della classe ’68”. Dal proprio canto Francesco Occhetta, gesuita scrittore de “La Civiltà cattolica”, aveva postato per tempo, sul suo blog “L’umano nella città” ( tinyurl.com/zfpz62v ), un’intervista-recensione a Luca Grion, curatore di una raccolta di contributi in tema di sport ed educazione intitolata, significativamente, “L’arte dell’equilibrista”. Intervista sapientemente rilanciata proprio ieri sulla pagina Facebook del religioso. Da quanto emerge dal colloquio, il bello del libro è che dice la verità: si interroga su questioni scomode come il tipo di uomo che con lo sport si vuole formare, se «un competitore individualista, o un agonista solidale», o il perché «molti giovani siano disposti anche a morire (a causa del doping), pur di vincere». Cercavo un antidoto alla retorica degli sport minori che accompagnerà le Olimpiadi, e l’ho trovato in questa bella metafora dell’equilibrista: lo sportivo è uno «esposto al rischio della caduta».

Avvenire