«Don Sturzo, apostolo della carità politica»

DA CALTAGIRONE (CATANIA)
 MARIA GABRIELLA LEONARDI
 L a diocesi di Caltagirone ha solennemente concluso, sabato scorso, l’intenso «Anno sturziano», indetto in occasione del 50° anniversario della morte del servo di Dio don Luigi Sturzo. Nella Cattedrale di San Giuliano l’arcivescovo Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle cause dei santi, ha presieduto una celebrazione eucaristica cui hanno preso parte anche i vescovi di Caltagirone Calogero Peri, di Acireale Pio Vigo, di Piazza Armerina Michele Pennisi.
  Presenti anche i pronipoti di don Sturzo e il presidente nazionale del Rinnovamento nello Spirito Santo, Salvatore Martinez.
 Il vescovo Peri: «Evento di famiglia»
 Tanta l’attesa per la celebrazione di sabato: «È mio vivo desiderio – ha affermato Peri – che tale evento sia celebrato da tutta la comunità diocesana come un evento di famiglia, che testimoni il nostro legame con don Sturzo. Un modo per esprimere il nostro apprezzamento e la nostra viva attenzione all’insegnamento e all’opera di questo servo di Dio che ha servito e onorato la nostra Città, la nostra Chiesa, il nostro Paese». Amato, nell’omelia, ha poi delineato la figura di Sturzo: «Senza voler in alcun modo anticipare il giudizio ufficiale della Chiesa – ha detto il prefetto del Dicastero delle cause dei santi – devo confessare che la lettura della vita e degli scritti di don Sturzo ha costituito per me una piacevole sorpresa, facendomi scoprire uno straordinario ministro di Dio, che ha coniugato Vangelo e politica, traducendo il suo ministero sacerdotale in carità politica. È un vero peccato che don Sturzo resti ancora poco conosciuto in Italia, quasi confinato in una sorta di secondo esilio». Il presule ha messo in luce come l’opera e le intuizioni sturziane siano ancora di grande ispirazione per tutti, e soprattutto per quanti desiderano tradurre la verità evangelica nella concretezza dell’azione sociopolitica. «La sua visione – ha affermato Amato – non era ideologica, ma teologica. Era la fede a guidarlo e orientarlo nella sua avventura politica, consapevole del fatto che la fede produce giustizia. Pur immerso nella disputa sociopolitica, la sua anima rimaneva profondamente sacerdotale». L’arcivescovo ha inoltre inquadrato don Luigi Sturzo nella schiera dei «santi sociali» siciliani, benefattori dell’umanità bisognosa, come il beato Giacomo Cusmano, sant’Annibale Maria di Francia, il servo di Dio Nunzio Russo, il servo di Dio Antonino Celona, il servo di Dio Vincenzo Morinello, il beato Giuseppe Benedetto Dusmet.
 I tre pilastri della sua «profezia»
 Tre i pilastri della profezia politica sturziana indicati da Amato: il primo è «l’affermazione che la vera vita è quella dello spirito, per cui la vita di grazia non è una sovrapposizione, ma una trasformazione dell’esistenza e dell’attività umana». Il secondo pilastro: «la considerazione che il cristianesimo è l’unica vera rivoluzione della storia umana, perché edifica senza distruggere, rinnova nella continuità, promuove la comunione».
  Infine, il terzo pilastro, «la concezione della politica, come attività di servizio, che unisce e costruisce, e non di potere, che, invece, prevarica e divide».
 Con la Messa presieduta dall’arcivescovo Amato, la diocesi di Caltagirone ha concluso l’Anno indetto in occasione del 50° della morte del sacerdote

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