Domenica del Mare, una giornata per pregare per i marittimi e le loro famiglie

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L’iniziativa nasce in Inghilterra ma si estende oltre Manica, espandendosi fino a diventare una “Giornata internazionale del Mare”. Si celebra abitualmente la seconda domenica di luglio, in cui viene riconosciuto l’importante contributo lavorativo dei marittimi all’economia di tutti i Paesi del mondo. Questa ricorrenza ha anche un’importanza ecumenica perché in molti porti le celebrazioni e le diverse attività di sensibilizzazione riguardo la situazione umana lavorativa dei marittimi vengono fatte congiuntamente con altre denominazioni cristiane, dando testimonianza di unità di intenti e cooperazione nel proteggere i diritti dei marittimi.

Già prima del 1900 esistevano diverse iniziative missionarie cattoliche per fornire assistenza spirituale, sociale e materiale agli equipaggi che facevano scalo nei principali porti europei e del Nord America ma l’interesse per questo tipo di apostolato ha segnato il magistero dei Papi.

Tra i più recenti Pio XI, che volle che l’apostolato Stella Marissi estendesse verso le rive di tutti i continenti e poi Paolo VI, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e infine Papa Francesco che a tutti i cappellani dei marinai ha concesso le stesse facoltà dei missionari della Misericordia. “Significa innanzitutto renderci conto che Papa Francesco ci ha offerto una lettura pastorale del ruolo del cappellano nei porti e nel mondo marittimo – commenta don Bruno Bignami, direttore dell’Ufficio Apostolato del Mare della Conferenza episcopale italiana – Una lettura pastorale in cui la misericordia è la cifra interpretativa dell’atteggiamento con cui la Chiesa è presente in questi luoghi”.

Don Bignami, lei parla di questi luoghi, come di luoghi di sofferenza …

Noi pensiamo a volte che tutto quello di cui viviamo ci sia in qualche modo dovuto e facilmente accessibile. In realtà, tutto quello di cui noi viviamo è per il 90 per cento frutto di viaggi, trasporti, e per il 90 per cento dei trasporti questi sono marittimi. Questo significa allora che il mondo dei marittimi, i lavoratori del mare, sono coloro che permettono non solo all’economia di avanzare, ma anche alla nostra vita quotidiana di svolgersi. Dentro questa prospettiva, è importante capire che c’è anche una dimensione di ingiustizia ricorrente, sia nei contratti sia nelle modalità di lavoro sia anche nei luoghi di lavoro: perché stare per mesi su una nave con poche persone con l’equipaggio per il trasporto merci, tutto questo comporta affaticamento, stress psicofisico, a volte anche forme di depressione. Tutto questo non dimentichiamolo. Allora, l’atteggiamento della misericordia è l’atteggiamento che risponde esattamente a un mondo, che è un mondo anche di ingiustizia e di sofferenza. L’ascolto della Chiesa – Papa Francesco ce lo ha ricordato – diventa essenziale, fondamentale, sia per dare voce sia anche per alleviare le sofferenze esistenti.

Voi vi avviate a celebrare il prossimo anno il centenario di Stella Maris. Che tipo di occasione sarà?

Sarà intanto un momento di incontro e di ritrovo. Noi ci rendiamo conto che, nella globalizzazione attuale, queste navi si muovono con assoluta facilità in tutto il mondo, e quindi dobbiamo anche organizzare un servizio che sia interattivo, che metta insieme le competenze. Questo è un primo aspetto importante. In secondo luogo, l’organizzazione di un centenario rimette al centro la cura che forse in questi anni non è stata sempre così attenta: facciamo fatica a pensare a una pastorale dell’ambiente. Siamo più abituati a pensare a una pastorale legata a un territorio.

E’ anche vero che la sollecitudine della Chiesa si è espressa anche attraverso l’interessamento dei Papi, da Papa Pio XI, che volle che l’apostolato Stella Maris si estendesse verso le rive di tutti i continenti. Poi ricordiamo anche Paolo VI, Papa Benedetto XVI, San Giovanni Paolo II prima…

Sì, questo è vero. L’attenzione dei Papi è sempre stata molto precisa e anche attenta a comprendere che il mondo del mare è un mondo molto particolare, perché è un mondo che mette alla prova, che genera anche – lo dicevo prima – forme di ingiustizia. In questo senso, il magistero del Papa è sempre stato molto attento. Devo dire che c’è stato quasi un crescendo. È curioso che addirittura nell’ultima Enciclica sociale che è la Laudato Si’, noi troviamo il riferimento al mondo della pesca. Quindi il mondo del mare è un mondo che ha avuto un’attenzione speciale da parte della Chiesa. Penso ora ad alcune Chiese a livello europeo, dove c’era un tradizione di apostolato del mare molto bella e attiva, e che negli ultimi decenni si è molto assottigliata. E adesso però c’è una ripresa: questo è interessante. Ed è anche un segno di speranza, di questa attenzione che ha vissuto una storia significativa, che ha avuto anche momenti di crisi, e che oggi tende a ristrutturarsi e ripensarsi: questo mi sembra molto bello.

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