Domenica 3 Marzo in Santo Stefano: raccolta di firme per dire no alle aperture festive prolungate

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La sparizione della domenica, travolta dal rito dello shopping e sottratta non solo alla sua dimensione religiosa ma anche familiare ed umana. É uno dei temi su cui la Chiesa e molte diocesi si battono da quando le progressive liberalizzazioni degli orari di apertura hanno cambiato utilizzo e percezione del «dì di festa». E ora le diocesi  scendono in campo con la raccolta di firme a sostegno della proposta di legge che la Confesercenti ha organizzato contro le aperture selvagge di negozi e centri commerciali.  Domenica 3 Marzo, dopo le S. Messe delle ore 9 e delle ore 11 in Santo Stefano  sarà possibile firmare il progetto di legge di iniziativa popolare.
Si tratta di una legge di un solo articolo: che però, se approvato, eliminerebbe di colpo tutto l’arzigogolo normativo che di fatto ha reso possibile l’apertura senza vincoli degli esercizi commerciali. Che nel luglio 2011 era stata introdotta «in via sperimentale» e solo nelle «località turistiche o città d’arte», e nel dicembre successivo resa permanente e senza vincoli territoriali. La proposta di legge consiste nella abolizione della lettera 2bis del cosiddetto «decreto sviluppo» del 2006, su cui si sono inanellate modifiche e allargamenti successivi.
La campagna a sostegno della raccolta di firme si chiama «Liberaladomenica», e  si fregia ufficialmente dell’appoggio della Cei. «L’obiettivo di questa iniziativa, sostenuta anche dalla Commissione per i problemi sociali e del lavoro della Cei è una proposta che renda le aperture degli esercizi commerciali compatibili con le esigenze degli imprenditori, dei lavoratori e delle loro famiglie». «In una società frenetica come la nostra è fondamentale sapersi fermare ogni tanto. L’uomo deve avere il tempo di ritrovare se stesso, la propria famiglia, i malati, gli anziani, la solidarietà. È illusorio pensare di risolvere la crisi rinunciando a un giorno di riposo».
Secondo i promotori di «Liberaladomenica», l’apertura festiva incontrollata ha contribuito alla chiusura di migliaia di piccoli esercizi e alla perdita di migliaia di posti di lavoro, senza riuscire a rilanciare i consumi delle famiglie . Il comitato di sostegno alla legge chiede che la competenza sulle aperture domenicali sia trasferita alle Regioni «consentendo il ripristino di una disciplina più equilibrata e rispondente alle realtà territoriali, a tutela delle società locali e del lavoro autonomo e dipendente».

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