Domenica 15 novembre, quarta Giornata mondiale dei poveri

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Sotto il colonnato alla vigilia della festa

14 novembre 2020

Sotto il colonnato del Bernini sabato mattina non si parla d’altro: «Domani, che è domenica, alle 10 il Papa celebra la messa e ci ha invitato dentro in basilica» dice, con il piglio da “portavoce”, Anna, 72 anni, che in zona San Pietro conoscono tutti.

«Purtroppo per la pandemia non si può fare il pranzo tutti insieme come l’anno scorso» fa presente la donna, che a Francesco vorrebbe regalare una rosa. Nelle parole di Anna c’è tutta la consapevolezza che l’invito rivolto dal Papa ai più poveri per la messa, nella Giornata a loro dedicata, è una riaffermazione della dignità di ogni persona indipendentemente dal suo conto in banca, dal fatto che non ha una casa o un cambio di vestiti e fatica a metter su pranzo e cena.

Le “braccia” del colonnato del Bernini sono sempre lì, spalancate per accogliere ogni donna e ogni uomo. Ma la constatazione che una delle “braccia” è resa “viva” proprio dalle persone emarginate, rende l’immagine suggerita dal colonnato ancora più forte e chiara. Perché proprio il “punto di riferimento” che Papa Francesco ha voluto sotto il colonnato per assicurare ai più poveri docce, servizi di accoglienza e anche un ambulatorio — dove da 2 settimane si fanno 50 tamponi al giorno — sta a ricordare, senza retorica, che qui davvero la Giornata del povero si celebra ogni giorno, con i fatti.

Domenica 15 novembre alla messa per la quarta edizione della Giornata mondiale — organizzata dal Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione — saranno simbolicamente presenti “solamente” cento persone, in rappresentanza di tutti i poveri del mondo. Accompagnate da volontari e benefattori. E a proclamare le letture saranno proprio coloro che ogni giorno vengono assistiti dalle associazioni caritative.

La celebrazione sarà in diretta su Rai 1, Tv2000, Telepace e sulle emittenti cattoliche del mondo collegate al Dicastero per la comunicazione e sarà trasmessa in streaming su Vatican News.

«Tendi la mano al povero» è l’espressione del libro del Siracide (7, 32) scelta dal Papa per “fotografare” la grande povertà che oggi abbraccia il mondo. La pandemia sta rendendo ovunque evidente una povertà dimenticata: la fragilità. E il povero è fragile per definizione, perché manca del necessario per vivere e la sua stessa esistenza dipende dalla generosità e della solidarietà degli altri.

Quest’anno la Giornata ha un valore forse ancora più “provocatorio” perché la pandemia sta facendo toccare con mano che ogni donna e ogni uomo è debole, dipende dagli altri: vale per i potenti e per chi vive sotto un ponte.

Il messaggio suggerito da questo evento è che «non ci si salva da soli ma insieme». Ecco che l’immagine della “mano tesa”, scelta dal Papa per la Giornata, rammenta che non può mai essere “a senso unico”: chi la tende deve avere la certezza che viene raggiunta da un’altra mano, senza stare a calcolare chi l’ha tesa per primo.

E se la Giornata mondiale dei poveri nel tempo del covid-19 ha il suo “cuore” nella celebrazione che Francesco presiederà domenica mattina all’altare della cattedra in San Pietro e il suo “segno” nel quotidiano e non episodico servizio di accoglienza sotto il colonnato del Bernini, davvero ogni casa — meglio, ogni persona — è “sede” della celebrazione. Oggi più che mai in ogni dimora e in ogni luogo — soprattutto negli ospedali — le persone si tendono reciprocamente le mani. Perché nessuno sia solo nei problemi, nella malattia, nella morte.

Lo “racconta” efficacemente il logo della Giornata: sulla soglia di una porta aperta s’incontrano due persone che si tendono la mano. Una chiede aiuto, l’altra vuole offrirlo. Ma non si comprende chi tra le due sia “il povero”. Poveri, in realtà, siamo tutti. Ci sono due braccia tese, come quelle del colonnato berniniano. E soprattutto la porta resta spalancata.

di Giampaolo Mattei – Osservatore