Digitalizzazione: dobbiamo fare leva non solo sui nostri giovani, ma anche sui professionisti già affermati che possono cogliere nuove opportunità professionali con la formazione

L’emergenza sanitaria ancora in corso ha reso il digitale uno strumento indispensabile per tutti per non fermarsi. Il nostro Paese ha visto un processo di trasformazione digitale senza precedenti affinché si potesse garantire continuità laddove possibile. Anche la Pubblica amministrazione non può essere da meno e deve tenere il passo: i cittadini infatti ormai si aspettano che la comunicazione con la Pubblica Amministrazione avvenga secondo le stesse modalità digitali con le quali interagiscono nella vita di tutti i giorni. «Diventa quindi essenziale anche per la Pa – spiega Federico Tota, Country manager di Adobe Italia – offrire servizi digitali chiari, personalizzati e sicuri su tutti i dispositivi in tempo reale attraverso un’esperienza digitale che sia innovativa e a valore. Trasformazione digitale non significa però solo adozione di strumenti e tecnologie avanzate, ma anche competenze e cultura dell’innovazione quanto mai necessari nel settore pubblico, ma in generale nel mercato italiano. Sono numerose infatti le richieste di figure professionali che abbiano competenze digitali avanzate e che purtroppo non sono effettivamente disponibili nel mercato del lavoro attuale, sia nel settore pubblico sia in quello privato. Secondo una ricerca che abbiamo condotto tra un campione di 60 enti della Pa sia centrali sia locali in collaborazione con ForumPa, il 76,7% degli intervistati ritiene che proprio le competenze digitali siano l’elemento davvero determinante per migliorare i servizi digitali della Pa, seguite dall’efficientamento dei processi interni indicati come prioritari dal 36,7% del campione».

Tra quelle più richieste, quelle necessarie per modernizzare i processi sottesi alla gestione e all’erogazione dei servizi al cittadino, prioritarie per il 70% degli intervistati, sono le competenze relative al design delle interfacce utente, considerate necessarie dal 58,3% del campione, e quelle per la comunicazione interna ed esterna, aspetto importante per il 56,7%. Profilo sempre più importante è anche quello del data scientist, che trasforma il dato in informazione utile, valore quanto mai strategico per il processo di decision-making, anche nella Pa.

«Dobbiamo fare leva non solo sui nostri giovani – sottolinea il manager – ma anche sui professionisti già affermati che possono cogliere nuove opportunità professionali attraverso percorsi di formazione nel digitale. Grazie alle nuove tecnologie il mondo del lavoro sta cambiando, è fondamentale rimanere sempre aggiornati sui nuovi trend e acquisire competenze che siano più in linea con le reali richieste del mercato del lavoro. Anche nella Pubblica Amministrazione. La formazione che può contribuire a una maggiore comprensione del valore del digitale e di come utilizzarlo al meglio per rendere più efficiente la propria professione, più agile e migliorare la relazione con i cittadini, innovando al contempo i servizi». In Adobe per esempio hanno avviato in Italia da un paio di anni l’Adobe Academy, ovvero un’offerta basata su corsi di formazione legati alla comunicazione e al marketing, all’analisi e alla gestione dei dati, all’intelligenza artificiale e al machine learning indirizzati alla Pa e ai partner, con l’obiettivo di diffondere competenze ed esperienze, offrendo la possibilità di ottenere una certificazione.

«Credo che la digitalizzazione – conclude Tota – possa generare benefici e opportunità indipendentemente dalla tipologia di lavoro, agile o tradizionale. Uno degli aspetti senz’altro positivi di questo lockdown è stata una nuova consapevolezza da parte delle aziende dell’effettiva efficacia dello smart working e sono convinto che dopo questa prima fase di sperimentazione per così dire “forzata” saranno molte le imprese che lo adotteranno con continuità anche in futuro. In questo contesto, Adobe stessa ha supportato professionisti e aziende a migliorare la collaborazione online attraverso le sue soluzioni, introducendo nuove funzionalità in grado di aiutare le persone a lavorare insieme su documenti e progetti a distanza. Ma la relazione e il contatto umano restano elementi imprescindibili anche nella vita professionale, per essere efficaci ed efficienti. Credo quindi che le aziende – pubbliche e private – in questo momento storico siano chiamate a ripensare alle modalità e agli strumenti di lavoro con l’obiettivo di trovare il giusto equilibrio tra lavoro in presenza e da remoto: il digitale resta un valore aggiunto in entrambi i casi e come Adobe vogliamo dare un contributo concreto a questa evoluzione».

Avvenire