Dischi sacra: Le messe polifoniche di La Rue, maestro della scuola fiamminga

Musica Sacra
Con l’affacciarsi del XV secolo la centralità politica ed economica conquistata dalle principali località di Fiandre, Brabante e Borgogna non rimase priva di importanti e virtuosi riflessi in ambito culturale e, in un contesto sociale particolarmente ricco e raffinato, proprio la musica venne infatti chiamata a ricoprire un ruolo di primaria importanza nel testimoniare i valori di suprema eccellenza che riguardavano ogni sfera dell’attività artistica.
Nacque così quella che in seguito si sarebbe definita la celebre “scuola fiamminga”, punta di diamante di un’illustre e duratura tradizione che, soprattutto in campo vocale, si è mantenuta ad altissimi livelli per circa duecento anni e che viene per comodità suddivisa in sei generazioni successive: dalla prima, all’interno della quale rientra l’opera di Dufay, Binchois e di altri autori attivi agli inizi del Quattrocento, fino a quella che si è chiusa, nei primi decenni del Seicento, con la figura di Sweelinck.
Al cuore di questo straordinario fermento, si impongono il nome e l’attività creativa di Pierre de La Rue (1460 ca.-1518), compositore franco-fiammingo attivo presso la Grande Chapelle al servizio della Corte borgognona degli Asburgo; nel solo ambito del repertorio sacro, il maestro “oltremontano” ha dato vita a una trentina di messe polifoniche, una quindicina di mottetti, sei Magnificat e una raccolta di Lamentationes.
La scelta del gruppo corale The sound and the fury è ricaduta sulla Missa O salutaris hostia e sulla Missa Ave sanctissima Maria, uno dei più antichi esempi di “Ordinarium” completo a sei voci giunto ai nostri giorni (Cd pubblicato da Orf e distribuito da Codaex), dando vita a una lodevole interpretazione curata fin nei minimi dettagli stilistici ed espressivi, con un equilibrio e una precisione che consentono di immergersi nel fascino e nell’incanto che tali composizioni dovevano suscitare a chi aveva il privilegio di poterle ascoltare “sul campo”, nell’intimità di piccole cappelle private o all’interno di grandiose cattedrali: capolavori estremi la cui perizia tecnica e abilità costruttiva non può non portarci alla mente l’intreccio di guglie e pinnacoli degli splendidi edifici gotici che ancora oggi contrassegnano lo skyline di quelle regioni.
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