Dischi Sacra: da Desprez a Pierre de La Rue musica al capezzale di Ockeghem

Nei diversi manuali di storia della musica la figura di Johannes Ockeghem (ca. 1420-1497) si può trovare indistintamente approfondita nei capitoli dedicati all’età medievale che in quelli destinati ai grandi autori dell’epoca rinascimentale. A lungo maistre de la chappelle de chant presso la corte reale francese e celebrato in vita dai più autorevoli esponenti del panorama culturale del tempo – Erasmo da Rotterdam su tutti – l’artista fiammingo ha in effetti ricoperto un ruolo chiave nella progressiva affermazione del nuovo stile inaugurato dalla scuola contrappuntistica fiorita tra XV e XVI secolo, all’interno della quale Ockeghem è sempre stato considerato un punto di riferimento imprescindibile per intere generazioni di compositori.
In seguito alla sua morte, la crème del panorama musicale, chiamata idealmente a raccolta dalla celebreDéploration scritta da Guillaume Crétin, fece quasi a gara nel dedicare i brani più ispirati in memoria dell’augusto collega scomparso; seguendo la medesima traccia, Antoine Guerber e l’ensemble Diabolus in musica hanno impaginato il programma del disco Plorer, gemir, crier..., che deve il suo titolo all’omonimo motet-chanson di Pierre de La Rue (1452-1518) che apre questa affascinante raccolta (cd pubblicato da Aeon e distribuito da Sound and Music).
Tra le note della Missa “Sicut rosa spinam” di Jacob Obrecht (ca. 1457-1505) e pagine come In hydraulis di Antoine Busnois (1430-1492) o Ergone conticuit di Johannes Lupus (fl. 1518-1530), ci si ritrova immersi in un clima di raccoglimento e devozione destinato a toccare i suoi massimi vertici nel piccolo capolavoro che rappresenta l’autentico baricentro del cd, Nymphes des bois, un brano a cinque voci (una delle quali intona il testo del Requiem) scritto da Josquin Desprez (ca. 1450-1521) come omaggio al compianto maestro: «Ninfe dei boschi, dee delle fonti, valorosi cantori d’ogni nazione, cambiate le vostre voci alte e chiare in grida laceranti e lamentele, poi che le molestie d’Atropo intrappolano con rigore il vostro Ockeghem, vero tesoro di musica e arte…». Un perfetto compendio di armonie celestiali, intrecciate tra loro con un occhio rivolto al passato e l’altro spalancato verso il radioso futuro della “nuova” polifonia.

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