Dischi sacra: come profumano «I dodici giardini» di Caterina de Vigri, monaca e santa

Sono passati seicento anni dalla nascita di santa Caterina de Vigri (1413-1463), ma il carisma emanato dalla sua personalità e dal suo insegnamento spirituale è destinato a rimanere intatto e superare le barriere del tempo, grazie anche alla dimensione visionaria della sua ispirazione artistica. Figlia di un ambasciatore di Nicolò d’Este, venne cresciuta ed educata presso una delle corti una tra le più raffinate e illuminate dell’epoca, quella ferrarese, dove fu damigella di compagnia di Margherita d’Este. Sin da giovinetta si accorse però che il suo posto nel mondo non era destinato a un’esistenza tra gli agi e gli sfarzi del secolo, ma alla contemplazione e alla preghiera. Non ancora ventenne si ritirò così con un gruppo di amiche dando vita al primo monastero di Clarisse di Ferrara e nel 1456 si trasferì a Bologna per fondare e dirigere un nuovo convento, il Corpus Domini, che divenne in breve uno dei punti di riferimento della città di cui oggi Caterina è oggi venerata co-patrona (insieme con san Petronio).
A raccontare in musica il suo fervore mistico e la sua vocazione ascetica è appena uscito il disco I Dodici Giardini, realizzato dal gruppo vocale e strumentale La Reverdie (cd pubblicato da Arcana e distribuito da Sound and Music). Il progetto deriva il suo titolo dal primo scritto della santa, in cui viene descritto il cammino ideale di purificazione necessario all’anima per elevarsi e avvicinarsi allo Sposo Celeste, mediante un viaggio iniziatico che passa appunto attraverso “dodici giardini” in ognuno dei quali si innalza un canto di intercessione e di lode.
È qui che emerge tutta la forza e la ricchezza espressiva di Caterina, che nella sintesi offerta dalla lauda in lingua volgare individua uno strumento privilegiato per accostare il suo talento creativo alla radice salda della sua fede. Oltre che nelle doti tecniche ed esecutive, l’abilità della Reverdie consiste anche nel saper ricostruire la notazione musicale quasi sempre assente e nel ricreare un clima sonoro e spirituale adeguato, compito che l’ensemble femminile italiano è perfettamente in grado di assolvere con estremo gusto e rigore, grazie anche a oltre 25 anni di assidua e collaudata frequentazione con i più disparati repertori medievali.

avvenire.it