DIRITTI VIOLATI Sakineh, sospesa la sentenza di lapidazione

Le autorità iraniane hanno sospeso la condanna a morte tramite lapidazione contro Sakineh Mohammadi Ashtiani, la donna condannata per adulterio e complicità nell’omicidio del marito. Lo ha riferito oggi il ministro degli esteri iraniano Ramin Mehmanparast alla televisione di stato iraniana in lingua inglese Press Tv. «Il verdetto è stato fermato ed è al momento sotto revisione», ha detto Mehmanparast.

Sakineh Mohammadi Ashtiani, 43 anni e due figli, era stata condannata nel maggio 2006 per "relazione illegale" con due uomini e aveva immediatamente ricevuto una prima condanna di 99 frustrate. La donna è stata anche accusata di coinvolgimento nell’omicidio del marito da parte del cugino Issa Taheri, condannato all’impiccagione. In quell’occasione Sakineh era stata assolta ma, poco dopo, i giudici avevano riaperto il dossie d’adulterio e condannato Sakineh a 10 anni di prigione e successivamente, alla lapidazione. In un’intervista telefonica il ministro  Mehmanparast ha fatto sapere che la Corte sta ancora indagane sulle accuse di omicidio. La lapidazione in Iran esiste dal 1979 quando con la rivoluzione islamica fu introdotta la legge della Sharia. «È un caso come tutti gli altri – ha detto il ministro – si tratta di un dossier come molti altri che esistono in altri paesi».

REAZIONI
La sospensione della condanna alla lapidazione per Sakineh «non è che un inizio molto timido» per il governo di Teheran. Lo ha affermato il filosofo francese, Bernard-Henri Levy commentando sul suo Blog "La regle du jeu" la decisione annunciata dall’Iran. «La lotta non è ancora vinta e bisogna ottenere che questo riesame del dossier si traduca nella grazia e nella liberazione».

«È importante sottolineare che la condanna contro Sakineh Mohammadi Ashtiani non è stata annullata e che lei ancora rischia di essere lapidata», ha affermato l’avvocato Mahmood Amiry-Moghaddam, portavoce di Iran Human Rights, riferendosi a quanto affermato dal portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Ramin Mehmanparast.
Il portavoce si è espresso sul caso Sakineh, dichiarando che «il verdetto che riguarda l’adulterio è stato bloccato ed è nuovamente in fase di revisione», mentre per quanto riguarda l’accusa di complicità nell’omicidio del marito, «la procedura (giudiziaria, ndr) è in corso». Mehmanparast ha inoltre precisato che «l’accusa di omicidio contro Sakineh sarà presto esaminata per il verdetto finale».

«La decisione di sospendere la sentenza nei confronti di Sakineh è la vittoria della mobilitazione mondiale a difesa dei diritti umani e civili. Non bisogna certo accontentarsi di questa buona notizia, e anzi ancora più convintamente  promuoveremo la mozione che impegna il governo italiano a compiere tutti i passi possibili, nelle sedi internazionali e nei rapporti bilaterali con l’Iran, per impedire la atroce lapidazione a morte di una donna accusata di adulterio». È quanto dichiarano i senatori del Pd Roberto Della Seta e Roberto Di Giovan Paolo, membri della Commissione speciale diritti umani e primi firmatari di una mozione per la salvezza di Sakineh.

LE ACCUSE DI TEHERAN
II Parlamento iraniano accusa Italia e Francia per il caso Sakineh, la donna condannata morte per adulterio e omicidio e la cui esecuzione è stata sospesa. «Le posizioni di Francia e Italia sono esempi perfetti di interferenza negli affari interni e nel sistema giudiziario iraniano. Simili interventi sono illegittimi e pura propaganda contro la Repubblica islamica», ha detto all’agenzia di stampa Irna Zohreh Elahian, autorevole esponente della commissione Affari Esteri e Sicurezza Nazionale del Majilis.

avvenire