Dieci interviste sull’utilità della politica Con Cicerone contro il disimpegno

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30 dicembre 2020

L’interrogativo che funge da titolo al libro curato da Gioele Anni e Roberta Lancellotti (Serve ancora la politica? Dieci interviste ai protagonisti di oggi, Roma, Ave Editrice, 2020, pagine 165, euro 12) è uno dei più ricorrenti nella storia dell’umanità, soprattutto, e giova ricordarlo, nei momenti di crisi. Già Cicerone doveva reagire, in piena decadenza repubblicana, contro quanti proclamavano il disimpegno dalla politica giudicata inutile a cambiare un mondo in piena crisi morale e intriso dal più completo egoismo. Dal suo monito possiamo trarre un utile insegnamento: le istituzioni repubblicane e con esse gli spazi democratici non sono un dono del cielo capace di mantenersi da sé. Nella storia sono invece un’eccezione che, per realizzarsi e mantenersi, adeguandosi ai tempi, hanno bisogno dell’impegno di tutti e soprattutto della testimonianza rigorosa di tanti protagonisti. È quanto emerge da questo agile testo che raccoglie, con interviste puntuali e circostanziate, la testimonianza di dieci protagonisti della vita politica odierna. Si tratta di uomini e donne, come ricorda Damilano nell’introduzione, «di formazione credente» che non si sono scoraggiati dopo aver perso «il partito di ispirazione cristiana o dei cattolici che ha dominato per decenni la vita politica italiana» e che si sono creati spazi per fare una buona politica. Lo sottolinea assai bene l’intervista a Rita Visini, già assessore alle Politiche sociali della Regione Lazio, quando evidenzia come il concetto di persona costituisce la bussola di riferimento della sua azione politica. Quando venne chiamata a ricoprire l’incarico provò un momento di grande solitudine, tipico di chi intende vivere con coerenza, ma trovò sostegno in un’affermazione di Sturzo: «A questa vita di battaglie e di tribolazioni non venni di mia volontà, né per desiderio di scopi terreni né di soddisfazioni umane (…) l’ho offerta a Dio e tutto ho indirizzato alla Sua gloria e in tutto ho cercato di adempiere al servizio della verità». Si tratta di una testimonianza che, come ci avvertono i curatori, mostra come ci sia ancora tanta gente che sa andare oltre gli scandali e la corruzione e ci consente di credere che la politica possa ancora essere praticata per dare risposte ai cittadini e arginare la deriva delle ingiustizie. Poco conta, infatti, rammaricarsi della bruttezza dei tempi che corrono. Già Agostino ci avvertiva che i tempi li facciamo noi e basta essere più buoni per migliorarli. Lo testimonia l’intervista alla consigliere comunale di Gallarate Anna Zambon che mostra chiaramente quanto conti la formazione ricevuta in varie esperienze ecclesiali vissute con la famiglia: lo scoutismo, il volontariato, i campi diocesani per adolescenti, l’Azione cattolica conosciuta tramite il parroco. Ne viene fuori la convinzione di quanto sia necessario, per l’instradamento alla politica, una formazione che sappia coniugare teoria e pratica e che superi la mentalità di improvvisazione che oggi sembra dominare, ahimè non solo in politica. Ciò che è significativo in queste pagine mi sembra la convinzione che la politica del futuro si giocherà sui temi etici. È quanto possiamo leggere in varie interviste di diverso orientamento politico. Basterebbe leggere quella ad Alberto Stefani, sindaco di Borgoricco e già parlamentare, e quella relativa alla custodia del creato a Sergio Costa già ministro dell’Ambiente; si raccomanda la lettura di questo testo, soprattutto ai giovani, perché capace di invogliare a una seria formazione e soprattutto in grado di infondere speranza, in un momento in cui se ne avverte particolarmente il bisogno.

di Rocco Pezzimenti

Osservatore