“Di vita, d’amore e di morte. La promessa dei giovani” Questo è il tema della Giornata diocesana dei Giovani, che sarà celebrata il 24 marzo

Questo è il tema della Giornata diocesana dei Giovani, che sarà celebrata il 24 marzo, la domenica delle palme, in Cattedrale a Reggio Emilia alla presenza del Vescovo Massimo. Il ritrovo è fissato alle ore 16 in Piazza Duomo.

 giovani

Una data importante per la Chiesa, da quel 24 marzo dell’80 quando venne assassinato a Salvador il vescovo Oscar Arnulfo Romero. La storia di questo vescovo è emblematica: inviato alla Chiesa di Salvador per raddrizzarne le inclinazioni sociali e l’eccessivo impegno per i poveri nella lotta contro i latifondisti, si trovò invece pienamente coinvolto nella scelta evangelica dei suoi preti e delle sue comunità e divenne il portabandiera delle battaglie per la giustizia sociale. Venne ucciso da un solo proiettile, mentre celebrava l’Eucarestia, denunciando le sopraffazioni cui il suo popolo era sottoposto e il suo sangue si mescolò a quello del sacrificio eucaristico. Da allora il 24 marzo diventerà la “giornata di preghiera per i missionari martiri”, la maggior parte dei  quali versano il sangue nel più assoluto silenzio. Anche della Chiesa.

Il Santo Padre ha invitato tutti i giovani a Rio de Janeiro, il luglio prossimo, per la Giornata mondiale della gioventù, convocandoli intorno al tema:”andate e fate discepoli tutti i popoli”. Il Brasile e il continente sudamericano sono stati una terra di grande impegno missionario – non sempre limpido come la testimonianza di Romero, dobbiamo ammetterlo –  ma sono oggi la più grande comunità cristiana del mondo. Forse è ora di capovolgere lo sguardo: saranno loro a rievangelizzare le nostre terre di antica tradizione, ma dalla fede sonnecchiante?

Non possiamo dimenticare quanto la missione sia essenziale all’essenza stessa della chiesa. Forse abbiamo vissuto con troppa leggerezza il dono che la nostra diocesi porta con sé: decenni di impegno missionario, di scambio e fraternità con altre chiese sparse nel mondo. Non è una particolarità che riguarda alcuni sognatori terzomondisti: è parte della struttura stessa del nostro essere Chiesa reggiano-guastallese.

E non possiamo dimenticare nemmeno il senso del martirio, come testimonianza suprema del vangelo e della fede nella risurrezione. E fin che siamo in tema di dimenticanze non è male ricordarci un’altra ricorrenza: 20 anni fa (il 31 marzo del 1993, l’anniversario cade quest’anno proprio il giorno di Pasqua) in un viaggio in Albania per capire quale tipo di presenza potevamo offrire a quella chiesa martoriata da decenni di regime disumano, don Gigi Guglielmi rimase gravemente ferito da un colpo di pistola. Le pagine che egli scrisse nei giorni seguenti in ospedale (raccolte a cura di don Daniele Gianotti nel volume: “il rischio della carità”) sono di una rara bellezza e trasudano un profondo amore alla chiesa – a questa chiesa reggiana – e un indomabile desiderio di allargarle gli orizzonti verso le chiese più povere. Credo sia una memoria che non possiamo permetterci di svanire.

Tutti questi temi, che a prima vista saranno apparsi piuttosto confusi e  per niente “giovanili”, abbiamo cercato di far convergere nella giornata diocesana dei giovani il pomeriggio delle palme (di cui trovate il programma…). “Di vita, d’amore e di morte” vuol essere una grande narrazione che inizia dalle biografie dei tanti martiri che hanno sacrificato la vita nell’annuncio del vangelo, fino ad arrivare davanti alla croce e riconoscere, nell’uomo sconfitto che vi sta appeso, il vincitore della storia. Vittorioso appunto perché ha donato la vita per il suo popolo.

Il vincitore è colui che dona la vita. In un tempo dove abbiamo tutti molta smania di vincere, è bene riscoprire l’unica vittoria che ha sconfitto il mondo: la croce. È la vittoria di Gesù, dei martiri, e di tutti i cirenei che si chinano oggi a portare la croce dei crocifissi della storia.

Don Giordano Goccini

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