Dall’oratorio alla Gmg

I ragazzi di internet viaggiano per le strade cittadine, complici e ammiccanti tra loro, spesso con le cuffie in testa e il telefonino in mano, come turisti stranieri provenienti da una civiltà diversa. La domanda che oggi tutti si fanno, dai politici ai pubblicitari, dagli educatori alla Chiesa cattolica: come intercettare i giovani? Nel messaggio per la 47° Giornata mondiale delle comunicazioni sociali il Papa ha scritto: «L’ambiente digitale non è un mondo parallelo o puramente virtuale, ma è parte della realtà quotidiana di molte persone, specialmente dei più giovani». Occorre quindi entrare in dialogo con questo popolo di futuri protagonisti della nostra società, sentirli eredi legittimi e trasmettere loro il messaggio cristiano e i valori che ci identificano.

Lo scollamento, comunque, a ogni cambio generazionale è naturale e diventa emergenza. Filippo Neri, attorno al 1550 gettò un ponte tra la gioventù di Roma e la Chiesa della Controriforma e lo chiamò oratorio, luogo per educare, tempo per restaurare i giovani sbandati in un’epoca sociale di urbanizzazione vertiginosa per la città (Roma passò in pochi decenni da 55 mila a 300 mila abitanti). Nel 1841 don Giovanni Bosco, in piena civiltà industriale, fu ordinato sacerdote nella Torino dei santi sociali. Il suo interesse apostolico si rivolge subito ai giovani in emergenza educativa, culturale e di lavoro. All’insegna dell’amorevolezza, del buon senso e dei valori religiosi organizzò «gli oratori salesiani», dove si fa catechismo, sport, teatro e ci si diverte insieme: i centri col tempo diventano scuole, istituti prestigiosi e università. L’oratorio non è solo «ponte tra la Chiesa e la strada», come lo definiva Giovanni Paolo II, ma una palestra, un luogo e un tempo di vita associata, di crescita in comune, culturalmente, socialmente e spiritualmente.

In Italia ci sono circa 6.500 realtà oratoriali, ogni quattro parrocchie una è attrezzata con gli spazi per l’oratorio e le strutture specifiche. La società attuale, anche e soprattutto in tempo di crisi, percepisce questo spazio come una realtà viva, utile, necessaria. A frequentare gli oratori, soprattutto nel Nord Italia, sono anche ragazzi di altre religioni, figli di civiltà diverse. L’oratorio è anche uno dei canali di arruolamento per l’evento mondiale dei giovani che si incontrano nella preghiera e all’insegna della pace. La Gmg, dovuta all’intuizione pastorale e al disegno profetico di Giovanni Paolo II, quest’anno a Rio de Janeiro apre la sua 28° celebrazione. è il forum mondiale della speranza, dove la Chiesa intercetta le giovani generazioni dei vari continenti e per alcuni giorni vibra all’unisono con i loro problemi, le ansie e le speranze in un futuro più giusto e più umano, a misura di cristiano.

Antonio Tarzia

Jesus Luglio 2013