CULTURA / Musica: un rap per raccontare l’avventura dei migranti

(DIRE-SIR) – Mali, Burkina Faso, Niger, Libia e poi, attraverso il Mediterraneo, Italia, Firenze. Il senegalese Big Bass e il maliano Roi Yeli, rapper, poco più che ventenni, hanno deciso di raccontare con un brano, “Avventura”, le difficoltà incontrate lungo il loro percorso, simile a quello di tanti migranti che dall’Africa Occidentale arrivano in Europa. Il pezzo, contenuto nella compilation, “Area Mic Check”, alterna le loro lingue materne, Bambara” e Peul, con l’italiano e il francese. “All’inizio volevamo comporre solo in italiano, poi abbiamo deciso di scrivere nelle nostre lingue di origine per farci capire dalle persone dei nostri paesi” racconta all’Agenzia Dire Big Bass, al secolo Balde Bassi: “Roi Yeli, che viene dal Mali, ed io, che sono partito dal Senegal, eravamo già attivi come rapper prima di lasciare le nostre case. Ci siamo incontrati a Firenze, nel centro di accoglienza della Cooperativa ”Il Cenacolo”, e abbiamo deciso di raccontare con la musica quello che avevamo visto durante il nostro percorso: sofferenza, cadaveri, persone che morivano durante il viaggio”. “Ma che vita difficile!” intona, in italiano, il ritornello. E in Italia le difficoltà continuano, soprattutto per “avere i documenti e trovare lavoro”, afferma Big Bass, ma l’ambizione è quella di “migliorare lungo questo cammino musicale”. Il brano “L’avventura” fa parte della compilation curata dai rapper Adrea Antonini aka A.N.D. e Angelo “Charlie Dakilo” Tomasi, da anni impegnati nel sociale insieme alla cooperativa C.A.T., che ha prodotto l’album. Con la cooperativa, i due artisti italiani hanno condotto il laboratorio “Mic Check” durante tutto l’anno, all’interno dello spazio giovani del Comune di Firenze ”C.u.r.e./Labband del Q2”. “Non era un’attività pensata in particolare per gli stranieri – spiega alla Dire A.N.D.- Big Bass e Roi Yeli sono venuti spontaneamente e sono stati accolti molto bene. Avrebbero voluto comporre tutti i pezzi in italiano, ma siamo stati noi stessi, in fase di produzione, a consigliare di valorizzare le loro lingue, che usavano già da anni per rappare”.